martedì, Settembre 26, 2023

La battaglia legale sul documentario di Netflix su John McAfee

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La stessa che lo portava a setacciare il giardino scovando cartocci di barrette di formaggio, a suo dire la “pistola fumante” che il Cartello lo stava spiando perché “quella roba piace ai messicani”. Fino al classico scherzo del destino, a rendere più surreale il tutto e a cementificare i suoi incubi: un’amichevole di calcio Usa-Belize proprio vicino casa sua, la prima partita in assoluto tra le due formazioni. Non solo i sicari dei Los Zetas e il governo del Belize, adesso aveva anche i calciatori alle calcagna.

Ha creato l’antivirus più noto del mondo ma se n’è distaccato quasi subito, da lì una sequenza di imprese assurde che culminano con la fuga dalla legge ripresa in Running With The Devil, disponibile su Netflix

Una storia che non quadra

Il documentario la mostra bene quella paranoia, per quanto può fare. Da questo punto di vista, forse solo da questo, il documentario è onesto. il John McAfee che traspare è un personaggio complesso, un abile manipolatore, ironico, scaltro e geniale, instabile e violento. Certo, si potevano evitare ammiccanti insinuazioni a fantomatici software che aveva progettato per spiare tutti i governi del mondo, ma quelle cose le dice il “suo ghostwriter”, che suo ghostwriter non è, è solo uno dei tanti scrittori che avevano chiesto di scrivere la sua biografia e che era finito nel suo videogame, abbacinato dalla fantasia e dal carisma di John che l’avevano fatto sentire speciale.  Il primo  contattato per scriverla era stato George Jung, più noto come Boston George, narcotrafficante di Pablo Escobar reso famoso dall’interpretazione di Johnny Depp nel film basato sulla sua storia: Blow. George aveva iniziato, poi i due galli nel pollaio si sono scontrati e il progetto è andato in malora, uno dei tanti finiti così nella vita di John. 

Il regista poteva certamente risparmiarsi (e risparmiarci) anche la sparata finale fatta dire a Samantha Herrera (evito spoiler) per perpetuare il mito e insaporire il lavoro gridando allo scoop, mentre l’insinuazione sull’assassinio del padre è credibile e mi era già stata fatta da chi lo conosceva bene. Ci sono tante cose che non quadrano in quella storia, un po’ come in tutta la sua vita. Artisticamente il documentario in sé è di basso livello, ma almeno ci sono le riprese integrali di Robert e le interviste di Rocco a renderlo interessante. Gli ex ragazzi di Vice meritavano miglior sorte, ma “correndo col diavolo” si corrono rischi. 

E la vita di John McAfee resta maledetta ancora oggi. Non solo ci sono ancora dubbi sulla sua morte, ma la sua salma è tuttora nell’obitorio spagnolo, bloccata dalle accuse di omicidio al governo spagnolo dell’ex moglie Janice e dalle sue richieste di ulteriori autopsie. Game over? Macché, premi play e John ti farà giocare a un altro videogame. Anche da postumo.

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