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Dentro Samaritan si scorge l’intenzione di fare di un film di supereroi anche un piccolo pezzo di documentazione del nostro tempo (praticamente quel che faceva Lo chiamavano Jeeg Robot). Il piano dei cattivi è di sobillare una rivolta, di soffiare sul fuoco della rabbia sociale, di animare le persone comuni suscitando il peggio dentro di loro. Ma è una suggestione non sviluppata, rimane una blanda idea di rivoluzione (a cosa esattamente? Per arrivare a quale scopo? In virtù della rabbia contro chi?). È uno stimolo privo di un reale conflitto né di ideologia, il livello minimo del pretesto narrativo per mettere il protagonista nelle condizioni di accettare l’impresa e diventare (o nel suo caso tornare ad essere) l’eroe.
La storia è infatti quella di un eroe che non è più tale, che ha rinunciato al suo ruolo, si è nascosto e nessuno sa più chi sia. Solo un bambino appassionato e fan lo scopre (letteralmente nel palazzo dietro casa sua, cioè lo vede dalla sua finestra!) e quel che gli accade, i guai in cui si caccia, lo stimolano a tornare alla vecchia attività. Ora, lasciando stare il fatto che più che Lo chiamavano Jeeg Robot sembra la trama di Bulldozer con Bud Spencer (al netto del bambino), tralasciando il fastidio della maniera in cui è scritto e interpretato il bambino, come un pedante piccolo detective furbo che capisce tutto, e infine passando anche sopra ad una scena di pedinamento a piedi tra le più ridicole di sempre, in cui il protagonista è seguito a distanza ravvicinatissima, senza nessuna voglia di nascondersi, il vero fallimento qui è la visione di mondo che esprime.
Può sembrare una pretesa eccessiva da un film come Samaritan ma in realtà è il film stesso a tenerci moltissimo alla sua ambientazione da quartiere difficile, lo sottolinea di continuo e fa di tutto per utilizzare scenografie degradate. Essere tra i marginali è cruciale. Anche perché tutti i film di supereroi parlano in un modo o nell’altro di quello, parlano cioè dei rapporti di forza nel nostro mondo, i potenti e i meno potenti, e cosa fa chi è potente, secondo quale principio, a favore di chi e in che modo (il Batman di Nolan fa un punto di “ispirare gli altri”, il Superman vaga come un barbone prima di capire cosa fare, l’Uomo Ragno agisce per un trauma personale, l’Iron Man di Robert Downey Jr. per un processo di miglioramento personale, Captain America per patriottismo e via dicendo). Soprattutto spesso raccontano di cosa rimanga a chi potente non è in un mondo in cui esistono i poteri. Che è un po’ il tema di Samaritan. O meglio lo sarebbe se qualcuno lo esplorasse sul serio, se a qualcuno interessasse fare un buon film.