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Ci sono sviluppi nel caso Facebook-Cambridge Analytica. Meta, la società che controlla la piattaforma, ha raggiunto un accordo preliminare presso il tribunale federale di San Francisco nell’ambito della causa sulla violazione della privacy degli utenti del social network. In un documento della corte pubblicato venerdì 26 agosto si fa menzione dell’accordo, il cui contenuto però non è ancora stato formalizzato (le parti hanno infatti richiesto sessanta giorni per metterlo per iscritto). I dettagli saranno probabilmente noti intorno a fine ottobre.
La causa è stata avviata da un gruppo di utenti di Facebook dopo che, nel 2018, era emerso che la piattaforma aveva illegalmente condiviso le informazioni personali dei suoi iscritti con la società inglese Cambridge Analytica. Il caso ha ottenuto come prevedibile grande attenzione internazionale, portando il fondatore di Meta Mark Zuckerberg davanti al Congresso degli Stati Uniti per una lunga (e a tratti imbarazzante) testimonianza.
Zuckerberg e la direttrice operativa uscente della società, Sheryl Sandberg, avrebbero dovuto essere interrogati dagli avvocati della controparte nel mese di settembre. Carole Cadwalladr, la giornalista dell’Observer tra le prime a indagare il caso di Cambridge Analytica, ha commentato al Guardian: “Il fatto che Facebook abbia optato per un accordo a pochi giorni da un controinterrogatorio di sei ore sotto giuramento dà la misura di quanto Zuckerberg voglia disperatamente evitare di rispondere alle domande sull’insabbiamento del data breach” Al momento, Meta non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa in merito all’accordo.
Il caso di Cambridge Analytica ha avuto importanti risvolti politici: l’uso improprio dei dati degli utenti di Facebook da parte della società inglese ha rivestito infatti un ruolo di primo piano nella campagna elettorale di Donald Trump del 2016. Cambridge Analytica, che aveva un incarico di consulenza con l’allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ha utilizzato i dati di più di ottantasette milioni di persone (ottenuti illegalmente) per costruire profili psicologici degli elettori a cui poi indirizzare messaggi che hanno favorito la vittoria di Trump. La vicenda è diventata esemplificativa di come la violazione delle leggi sulla privacy dei consumatori possa trasformarsi in una minaccia alla stabilità dei sistemi democratici.
Il caso di Cambridge Analyitca – portato alla luce dall’ex dipendente dell’azienda e whistleblower Christopher Wlyie – non è stato certamente l’ultimo scandalo a travolgere Meta. Nel 2021, la ex product manager Frances Haugen ha rivelato come la piattaforma esacerbi la violenza etnica in molti paesi del mondo, danneggi la salute mentale degli adolescenti e non sia riuscita a fermare la diffusione di notizie false nei giorni antecedenti all’attacco al Campidoglio di Washington nel gennaio 2021. Haugen sarà una degli speaker del prossimo Wired Next Fest, in programma il 7 e l’8 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano: il tema sarà proprio il futuro della democrazia.