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Waze abbandona il carpooling, e la colpa è del… Covid. È questa, in estrema sintesi, l’annuncio con annessa spiegazione rilasciato dall’azienda di proprietà di Google. La pandemia ha cambiato irrimediabilmente le condizioni e le modalità di viaggio, ed il gioco- almeno per Waze – non vale più la candela.
Una sorta di prototipo di servizio era stato mostrato nel 2015, quando Waze annunciò l’app RideWith per fare concorrenza a servizi analoghi, Blablacar in primis. I test sono entrati poi nel vivo l’anno successivo con Waze Rider, per poi estendersi sempre di più sino a che Waze Carpool non è diventato realtà negli Stati Uniti, in Brasile e in Israele.
Waze Carpool non va tuttavia messo sullo stesso piano di servizi all’apparenza analoghi come Uber e Lyft: nel caso dell’azienda di proprietà di Google si è data la possibilità a comuni automobilisti di condividere la propria auto con altri passeggeri per coprire insieme determinati tratti di strada, tutto in nome dell’ambiente e del risparmio. Non è mai stata considerata una fonte di guadagno, né per l’azienda, né per gli automobilisti – Google non ha mai voluto interferire sulle diatribe con i tassisti mettendosi sullo stesso piano di Uber.
Il servizio terminerà a settembre, da quel momento Waze si metterà a ragionare su come venire incontro alle (nuove) esigenze di movimento da parte delle persone, contribuendo contestualmente a limitare l’impatto che i trasporti inevitabilmente provocano sull’ambiente.