giovedì, Aprile 25, 2024

Rocket Lab lancerà la prima missione spaziale privata su Venere

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Dopo che alcuni studi, benché controversi, hanno riacceso l’interesse per la possibilità che su Venere (o meglio, nella sua alta atmosfera) ci siano forme di vita, gli scienziati non vogliono perdere tempo e vogliono tornare subito (o quasi) sul nostro vicino di Sistema solare alla ricerca di altri indizi. E se la Nasa va per le lunghe, perché non rivolgersi ai privati? Così un team di ricercatori del Mit ha preso accordi con la compagnia Rocket Lab per organizzare una missione da lanciare già nel 2023. Sarà la prima missione spaziale privata per Venere della storia e sono già stati pubblicati alcuni dettagli.

Perché cercare vita su Venere

Nonostante Venere assomigli alla Terra per massa e dimensioni, il secondo pianeta del sistema solare probabilmente è quanto di più simile all’inferno si possa immaginare. A livello della superficie le temperature sono elevatissime e le pressioni paragonabili a quelle che si possono trovare in fondo agli oceani terrestri: condizioni impossibili per la vita. Eppure secondo gli scienziati nella sua alta atmosfera potrebbe nascondersi qualche sorpresa: lì, a temperature “abitabili”, potrebbero aver trovato scampo forme di vita microbiche. Proprio in questa fascia dell’atmosfera di Venere a fine 2020 alcuni dati sembravano rilevare tracce di fosfina, una molecola che sulla Terra ha origine da processi biologici. E anche se questi studi sono stati poi contestati, la curiosità  degli scienziati su possibili forme di vita venusiane non è scemata, tant’è che la Nasa e l’Esa hanno selezionato tre progetti di missioni nella seconda metà di questo decennio, e anche la Cina e l’India hanno programmi spaziali dedicati allo studio di Venere.

Una missione breve ed economica

Il problema è che le missioni delle agenzie spaziali hanno tempi lunghi, con obiettivi che per essere raggiunti richiedono un impegno economico sostenibile solo con contributi pubblici. Ma certi scienziati, come il team di Sara Seager del Mit, vorrebbero invece risposte a breve termine. È possibile, dicono, e a budget contenuto. Da qui la collaborazione con Peter Beck e la sua Rocket Lab, una compagnia aerospaziale che fornisce razzi e piattaforme di lancio per lo Spazio, per un’audace missione privata (la prima diretta su un altro pianeta), con partenza prevista per maggio 2023 (o 2025) e arrivo entro cinque mesi. Costo: 10 milioni di dollari, solo il 2% del budget di una missione della Nasa. 

La missione, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Aerospace, prevede di lanciare una navicella Photon di Rocket Lab (già impiegata dalla Nasa per missione Capstone sulla Luna) con a bordo una piccola sonda da rilasciare nell’atmosfera di Venere. Photon ha più o meno le dimensioni di un tavolo da pranzo, mentre la sonda sarà poco più grande di un canestro da basket. La sonda, a forma di cono e con uno scudo termico anteriore per resistere un po’ di più alla caduta nell’atmosfera di Venere, conterrà un solo strumento, chiamato nefelometro, che farà lampeggiare un laser ultravioletto per colpire le goccioline che compongono le nubi venusiane e capirne la composizione. I composti organici all’interno, qualora ci fossero, diventeranno fluorescenti. Tuttavia, precisano gli scienziati del Mit, la loro eventuale presenza non costituirebbe ancora una prova di vita extraterrestre (la formazione di composti organici potrebbe avvenire anche attraverso vie non biologiche), semmai un ulteriore indizio per considerare Venere un pianeta in qualche modo abitabile.

La finestra di osservazione della sonda sarà limitatissima. Cadendo nell’atmosfera si avranno solo cinque minuti per effettuare misurazioni delle nuvole tra i 60 e i 48 chilometri di quota e trasmettere le informazioni via radio alla Terra. Le probabilità di trovare davvero qualcosa sono basse ma, come ha detto a Space.com il dirigente di Rocket Lab Richard French, “la nostra missione a basso costo su Venere è un perfetto esempio di ciò che è ora possibile”. “È la prima opportunità per sondare direttamente le nubi di Venere in quasi quattro decenni. Quindi, qualunque cosa impariamo sarà un passo avanti. Il bello di un approccio conveniente come questo è che speriamo che sia solo il primo di molti […]”.

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