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Sull’aborto farmacologico nei consultori, a fronte di richiesta tramite accesso civico alla Regione, non sono stati forniti dati, se non quelli riferiti agli aborti farmacologici effettuati in strutture ospedaliere. La situazione dell’obiezione di coscienza nelle Marche è stabile da almeno 10 anni: nella relazione 2014 del ministero (basata su dati 2013), su 101 ginecologi il 70,1% risultava obiettore. Nel 2011 la percentuale era del 67,2% (su 92 specialisti). Nel 2020, su 91 ginecologi il 70% era obiettore.
Altri dati che possono aiutare a comprendere meglio la “situazione Marche” aggiornata al 2021: su 17 strutture sanitarie, ci sono 12 punti per l’interruzione di gravidanza (Ivg), presso una di queste non si pratica l’aborto e le altre quattro non hanno ginecologi. Nelle 12 strutture dove può essere pratico l’aborto, quattro hanno più dell’80% di ginecologi obiettori di coscienza. Escluso il 100% di Fermo, con 8 ginecologi obiettori su 8,ma che non è punto per l’interruzione volontaria di gravidanza, si registrano un 100% a Jesi, un 91% a Osimo, un 90% a Fano, e un 82% a Senigallia. Gli aborti eseguiti nel 2021 sono stati 1.129. Quelli tra gennaio e luglio 2022 sono 543.
I tempi di attesa, nel 2022, sono inferiori ai 14 giorni per la maggior parte degli interventi svolti (66,7% degli interventi). Per il 23% dei casi si è aspettato tra i 15 e i 21 giorni; per il 6,6% tra i 22 e i 28 giorni; per il 3,3% più di 28 giorni.
Quale conclusione si può trarre dalla vicenda?
Questi dati – compresi quelli condivisi di recente da Regione Marche e tanto più quelli contenuti nella relazione ministeriale – non ci dicono se ci sono ostacoli all’accesso alla interruzione volontaria di gravidanza (ostacoli che riguardano non solo le percentuali di obiettori di coscienza).
L’unico modo per sapere se la 194 è ben applicata, infatti, e se negli ospedali è possibile abortire è avere i dati aperti e aggiornati. E, ovviamente, relativi ai singoli ospedali. Non tutti gli ospedali sono punti per la Ivg e fin qui tutto bene. Il guaio è che non esiste al momento attuale un elenco ufficiale del ministero della Salute che dica quali sono i punti Ivg. Inoltre, la relazione ministeriale annuale pubblica i dati che riguardano gli obiettori di coscienza aggregati per regione e non specificati per i singoli ospedali. Non basta il solo criterio “obiettori di coscienza” per sapere lo stato di attuazione (non solo perché dipende anche dal numero assoluto ma anche dal numero di donne che fanno richiesta di Ivg).