sabato, Giugno 10, 2023

Cosa dicono sul lavoro i programmi elettorali dei partiti

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Secondo i dati forniti da Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione europea, l’Italia ha chiuso il 2021 al terzo posto nell’Unione europea per tasso di disoccupazione con il 9,5%, dietro solo a Spagna (14,8%) e Grecia (14,7%). I dati dell’Istat indicano che nella prima parte del 2022 c’è stato qualche segnale di miglioramento, e nel primo trimestre dell’anno il tasso di disoccupazione si è assestato sull’8,8%. Resta comunque un dato allarmante: tra le persone che al momento non hanno un lavoro e lo stanno cercando attivamente, quasi una su dieci non ci riesce. E non finisce qui. 

Sempre secondo Eurostat nel 2021 quasi il 10% della popolazione che ha i requisiti di età per essere considerata parte della forza lavoro non ha interesse o bisogno di lavorare, oppure lavora in nero, e circa il 5% è sottoccupato, ovvero è troppo qualificato per il lavoro che svolge. Inoltre, dei lavoratori occupati, il 54,7% ha un contratto a tempo determinato. Questi dati sono poi più alti se si considerano esclusivamente le donne e i giovani, a testimonianza di un mercato del lavoro ancora poco inclusivo e accessibile. A fronte anche della crisi economica in vista, il lavoro dovrà essere al centro dell’agenda di qualsiasi governo verrà a formarsi dopo le elezioni del 25 settembre. Vediamo cosa propongono sul tema i diversi partiti.

  1. Centrodestra
  2. Lega
  3. Partito democratico
  4. Italia Viva e Azione
  5. Movimento 5 Stelle
  6. Verdi e Sinistra Italiana
  7. Più Europa
  8. Possibile
  9. Unione Popolare
Elezioni 2022

Entra nel vivo la campagna elettorale per il voto del 25 settembre

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Centrodestra

Il programma congiunto del centrodestra non entra molto nel dettaglio sulla tematica del lavoro, relegandolo all’ottavo capitolo del testo. Le proposte inserite puntano perlopiù a ridurre i costi del lavoro, sia per i lavoratori che per le aziende. Si parla di tagli del cuneo fiscale, della defiscalizzazione del welfare aziendale anche attraverso la detassazione dei premi di produzione, di maggiori tutele per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti e dell’estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro. Non ci sono però riferimenti a come tali tagli saranno coperti, e la natura di queste maggiori tutele e la modalità di utilizzo dei voucher non vengono precisate. 

Per quanto riguarda l’inclusività, il programma si limita a menzionare un non meglio approfondito “contrasto al lavoro irregolare” e un rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under 35, i disabili e le assunzioni delle zone svantaggiate. Sono infine menzionate le “politiche di sostegno alle azienda ad alta intensità occupazionale”, che la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, nel corso della sua campagna social, ha riassunto con lo slogan “più assumi meno paghi”, di nuovo senza presentare un piano di finanziamento per coprire tali costi. Il reddito di cittadinanza è definita una misura da “sostituire”, ma non viene specificato con cosa precisamente. 

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