Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Esattamente cento anni fa, l’Italia giocava la sua prima partita di Coppa Davis: era il 1922 e la squadra azzurra affrontava l’Inghilterra sull’erba del Roehampton Lawn Tennis Club. Un secolo dopo, la Coppa Davis (che prende il nome del tennista americano che se ne fece promotore) è un torneo che ha più volte cambiato pelle, ampliato i propri orizzonti ed è divenuto un appuntamento autenticamente globale. L’epoca d’oro per gli azzurri sono stati gli Anni 70, con il successo e le imprese di Panatta & co, magistralmente raccontati dal documentario di Sky, Una squadra.
Quest’anno la Coppa Davis fa tappa a Bologna, nello scenario dell’Unipol Arena, per uno dei quattro gironi che anticipano la fase a eliminazione diretta, in programma a fine novembre a Malaga. L’Italia padrona di casa affronterà nel proprio raggruppamento Croazia, Argentina e Svezia: la prima partita è in programma mercoledì 14 settembre contro i balcanici, si prosegue venerdì 16 settembre contro i sudamericani e si chiude contro la Svezia domenica 18 settembre. La formula prevede per ogni partita due singolari e un doppio, da giocare al meglio dei tre set. Le prime due squadre di ogni gruppo si qualificano alla fase a eliminazione diretta, con la disputa di quarti, semifinale e finale.
Per l’Italia e la Federtennis quello di Bologna è un altro evento prestigioso, che va ad aggiungersi a un calendario già ricco di appuntamenti Atp nel nostro Paese: dopo gli Internazionali di Roma, nei prossimi mesi ci saranno i 250 di Firenze e Napoli (a ottobre), le NextGen Finals di Milano e le Atp Finals di Torino (a novembre). Per il tennis italiano un momento entusiasmante: la Davis, conquistata dagli azzurri soltanto una volta, nel 1976, potrebbe essere l’occasione per i nostri Berrettini, Sinner, Sonego, Musetti, una generazione dal talento formidabile, di creare una legacy e proiettare il nostro movimento ai vertici del tennis mondiale.