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Dal prossimo 1° di ottobre Ruby Hotels introdurrà la settimana lavorativa di 35 ore per tutti i suoi dipendenti, a parità di stipendio. Ogni collaboratore, inoltre, riceverà una quota dei profitti del gruppo a partire dal 2023. Se in Italia in molti si lamentano dei presunti effetti nocivi del reddito di cittadinanza, che disincentiverebbe il lavoro, in Germania c’è chi, come Michael Struck, ceo e fondatore di Ruby che ha sede a Monaco di Baviera, si muove controcorrente. E persino in una situazione delicata quale quella che stiamo vivendo (con inflazione e costi energetici crescenti) pensa a iniziative concrete per attirare e trattenere i migliori talenti.
Certo, la mossa non è indolore: “Provocherà un aumento dei costi legati al personale di circa l’8%“, ha raccontato lo stesso Struck a hospitalityinside.com. E non è affatto poco se si considera che entro la fine del 2022 la compagnia dovrebbe arrivare a contare circa 600 dipendenti. Una cifra, quest’ultima, destinata presto a crescere ulteriormente, grazie agli importanti progetti di sviluppo del gruppo, tanto da giungere a quota mille collaboratori in Europa e 500 in Cina entro i prossimi tre anni.
Parola d’ordine flessibilità
“Per essere attraenti come datori di lavoro, occorrono modelli d’impiego innovativi – spiega Uta Scheurer, vice president of human resources di Ruby -. Noi puntiamo a garantire perciò ai nostri collaboratori più flessibilità e tempo libero, con la medesima remunerazione”. Oltre alla settimana di 35 ore e alla condivisione dei profitti, il gruppo offre quindi ai propri dipendenti (quando lo consente il ruolo) la possibilità di autodeterminare il proprio orario di lavoro, oltre a dieci giorni di workation all’anno e a formule di vacanze part-time. I dipendenti possono anche accedere per periodi temporanei a modelli di lavoro part-time, nonché a budget personalizzati per le loro attività di formazione.
Un fondo per i tatuaggi per attirare le candidature
Non solo: in occasione della campagna di reclutamento dello scorso giugno Ruby Hotels ha persino offerto ai nuovi arrivi un contributo per le spese in tatuaggi, piercing e acconciature. Un’iniziativa che avrebbe da sola garantito un incremento del 25% del numero di candidature ricevute. Ai dipendenti del gruppo, infine, sono pure riservati degli extra per le spese di trasferimento e per le attività di fitness.
Fondata nel 2013, la compagnia attualmente opera 15 hotel, con altre 18 strutture in pipeline, tra cui il Ruby Giulia Hotel & Bar di Firenze. I progetti di sviluppo riguardano anche l’Oriente, tramite la joint venture Ruby Asia. Il gruppo gestisce anche spazi di work-sharing con una serie di Ruby Workspaces situati a Monaco, Amburgo e Dusserdolf.