Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
E, siccome, il problema dei problemi è la morte, un destino che riguarda tutti e che nulla può cambiare, perché non inventare una pastiglia che annulli almeno la paura di morire? Che ci liberi dalla consapevolezza che l’ultimo giorno arriverà e che dopo potrebbe non esserci il nulla?
Il tema della morte attraversa tutto il film con toni che vanno dall’umorismo alla tragedia. Ne parlano a pranzo i colleghi di Jack e ne discutono in aula con i loro studenti. Che si tratti della fine di Hitler o di Elvis Presley (Che è l’ossessione del collega e amico di Jack, Murray, interpretato da Don Cheadle).
Perché, in fondo, come spiega Jack durante una lezione che finisce tra gli applausi, a riunire le folle che in piazza osannavano Hitler e il pubblico dei concerti di the King era lo stesso tentativo di sublimare la consapevolezza della fine imminente (Anche se è vero che l’idea di mettere sullo stesso piano Elvis e Hitler è un modo per prendere in giro in un colpo solo l’intellettualismo astratto degli accademici americani e la cultura pop).
Ed è sempre per la stessa ragione che il film si apre con un montaggio di centinaia di immagini di inseguimenti, incidenti d’auto, esplosioni tratte da altrettanti film. Come spiega Murray agli studenti cui sta mostrando il video che vediamo anche noi, tutte queste catastrofi, in realtà, sono un momento di celebrazione come il Thanksgiving, uno dei tanti rituali che il genere umano ha inventato per trasformare la morte in spettacolo, in rito collettivo.
È la prima volta che Baumbach adatta un romanzo. “Brian De Palma mi disse molte volte che lavorare su un materiale che non è tuo ti permette di sperimentare di più rispetto a quando dirigi un testo scritto da te”, ha spiegato.
Ed è anche la prima volta che in uno suo film si vedono scene d’azione ed effetti speciali, soprattutto nella seconda e terza parte.
Avendo a che fare con una storia ambientata negli anni Ottanta, Baumbach ha fatto proprio anche un immaginario, uno stile, persino una palette di colori che rimandano alla cinematografia di quel periodo e che coincide anche con la sua personale fase di formazione, dai disaster movie, alle commedie romantiche e così via.
Inoltre, il personaggio di Babette ricorda quel genere di figure femminili che popolavano i film negli anni Settanta e Ottanta, imperturbabili (almeno in superficie) madri di famiglia impegnate nella gestione di figli rumorosi e cucine in disordine, come la Teri Garr in Incontri del terzo tipo o la Dee Wallace in ET.
La differenza è che Babette è una roccia che man mano mostra le sue crepe. Perché dopo aver visto la fine avvicinarsi sotto forma di nube tossica ed essersi inzuppati di una pioggia che probabilmente ti ucciderà se non subito presto, non si può tornare del tutto a quello che si era prima.