Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
È nata la figlia della prima donna italiana che ha ricevuto un trapianto di utero, all’Ospedale Cannizzaro di Catania, in Sicilia. Lo riferisce il ministero della Salute in una nota: Alessandra, questo il nome della neonata, rappresenta il sesto caso al mondo di gravidanza portata a termine con successo dopo un trapianto di utero da donatrice non vivente. La madre, una donna di trentuno anni nata priva di utero a causa di una rara patologia congenita, era stata sottoposta al trapianto nell’agosto 2020, nell’ambito di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti. Madre e figlia si trovano ancora ricoverate nell’ospedale catanese e le loro condizioni sarebbero stabili.
Una procedura sperimentale
Il trapianto di utero è una procedura sperimentale, condotta in diversi paesi del mondo, indicata principalmente per infertilità assoluta per fattore uterino, ovvero quando (secondo diversi studi, nell’8% dei casi nelle coppie infertili) anomalie anatomiche dell’utero, congenite o acquisite, impediscono totalmente la possibilità di gravidanza. In particolare, il protocollo sperimentale di trapianto di utero è indicato per la sindrome di Mayer-Rokitanski-Kuser-Hauser (una patologia rara congenita, che colpisce circa una donna ogni 4500-10.000, in cui non si sviluppa l’utero e la parte superiore della vagina) oppure a seguito di rimozione dell’utero per tumori o complicanze ostetriche. A differenza di altri trapianti d’organo, questa procedura consiste in un trapianto temporaneo, finalizzato alla procreazione: il protocollo sperimentale, infatti, ha come obiettivo il termine di una gravidanza e le donne candidabili a questa procedura (di età compresa tra i 18 e i 40 anni) devono anche possedere i requisiti legali per la procreazione assistita.
Il primo passo del protocollo, infatti, prevede la riuscita del trapianto dell’utero da un punto di vista funzionale, in maniera simile ad altri trapianti d’organo. Una volta ottenuto il primo obiettivo, circa un anno dopo l’intervento, viene avviato il percorso di procreazione medicalmente assistita. Se la gravidanza poi procede con successo, il bambino viene fatto nascere con taglio cesareo e, a nascita avvenuta, si procede con la rimozione chirurgica dell’utero, per scongiurare fenomeni di rigetto e per evitare che la paziente trapiantata debba continuare a sottoporsi a terapie immunosoppressive.
L’attivazione di questo protocollo sperimentale è piuttosto recente: il programma nazionale di trapianto di utero, infatti, è stato autorizzato in via sperimentale dal Consiglio superiore di sanità nel 2018 ed è attivo, dal 2019, nel Centro trapianti del Policlinico di Catania. Finora, in Italia sono stati realizzati due interventi: il primo nell’agosto 2020 (quello della madre di Alessandra) e il secondo nel gennaio 2022. La nascita della bambina, quindi, rappresenta il primo caso in Italia di gravidanza portata a termine con successo da questo tipo di procedura.
La storia della nascita di Alessandra
Torniamo a quell’agosto 2020: la madre della bambina, oggi 31enne, era nata priva di utero per la sindrome di Rokitansk e il trapianto era stato effettuato nel Centro trapianti del Policlinico di Catania da un’equipe multidisciplinare composta da Pierfrancesco Veroux, Paolo Scollo, Massimiliano Veroux e Giuseppe Scibilia. L’utero trapiantato proveniva da una donna di 37 anni toscana, deceduta per arresto cardiaco improvviso e che aveva espresso in vita il proprio consenso alla donazione al momento del rinnovo della carta d’identità.