sabato, Giugno 10, 2023

La rivoluzione di Ethereum che tutti aspettano

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Ancora per qualche giorno, Ethereum – la seconda blockchain per diffusione e valore – continuerà a funzionare come storicamente ha funzionato anche quella dei bitcoin. In sintesi estrema, per convalidare le transazioni e ottenere in cambio una certa quota di ether, i computer collegati alla blockchain (che sono ormai degli enormi macchinari gestiti a livello professionale da vere e proprie aziende) gareggiano l’uno contro l’altro nel tentativo di risolvere per primi un complessissimo puzzle algoritmico.

Dal momento che più il computer è potente e maggiori sono le possibilità di vincere questa gara, nel tempo il potere di calcolo dedicato a questo processo – solitamente noto come mining, ma il cui nome tecnico è proof-of-work – è cresciuto enormemente. E con esso anche il consumo energetico necessario.

Perché cambiare

Quello degli eccessivi consumi è un problema tirato sempre in ballo quando si parla dei bitcoin, ma che in realtà riguarda parecchie altre blockchain, tra cui ovviamente Ethereum. Se la gestione dei bitcoin consuma oltre 130 terawattora l’anno (TWh. più o meno quanto l’intera Argentina), Ethereum supera comunque i 74 TWh, circa quanto l’Austria. Inoltre, il meccanismo della proof-of-work limita enormemente la quantità di transazioni gestibili al secondo (circa una ventina, nel caso di Ethereum), provocando impennate nei costi sostenuti dagli utenti ogni volta che la blockchain è particolarmente trafficata. In alcuni casi, una singola transazione può costare anche 50 dollari e più, limitando inevitabilmente la diffusione di questo strumento.

A differenza dei bitcoin, Ethereum non si limita però a emettere una criptovaluta (che porta il nome di ether), ma è una vera e propria piattaforma che sfrutta le potenzialità della blockchain e soprattutto degli smart contracts – contratti che entrano automaticamente in esecuzione non appena gli accordi tra le parti sono soddisfatti – per fornire a chiunque abbia le necessarie competenze la possibilità di dare vita ai propri progetti blockchain.

Oggi sono centinaia i progetti che sfruttano Ethereum agli scopi più vari: nft, la finanza decentralizzata (DeFi), i videogiochi “play-to-earn” che permettono di guadagnare (un settore noto come GameFi) e altro ancora. Se però la blockchain punta a diventare un’infrastruttura portante della nostra epoca, deve prima risolvere i già citati limiti

La fusione

Di tutto ciò, Vitalik Buterin (il fondatore di Ethereum) si è dimostrato consapevole fin dal giorno in cui, nel 2015, ha presentato al mondo la sua creatura. Sette anni più tardi e dopo una quantità tale di rinvii che molti pensavano non si sarebbe verificato mai, attorno al 15 settembre 2022 Ethereum si dovrebbe finalmente completare il processo noto come The Merge (“la fusione”), annunciato ufficialmente nell’agosto di quest’anno creando enormi aspettative.

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