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Una potenza non è tale senza il controllo dei mari. Questo ricorrente assioma ha convinto la Cina da tempo. In particolare il presidente Xi Jinping, che da quando ha preso la guida della Repubblica Popolare e della commissione militare ha puntato molto sul potenziamento e l’ammodernamento dell’esercito. Proprio a partire dalla sua flotta navale. Necessità ancora più impellente viste le tensioni sullo stretto di Taiwan scaturite dalla visita della speaker della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi.
Alcune immagini postate sulla piattaforma di microblogging Weibo nei giorni scorsi mostrano cinque grandi navi in costruzione nello stesso bacino di carenaggio, che secondo gli analisti si troverebbe presso il cantiere statale Dalian Shipyard nella provincia del Liaoning. Proprio quella da dove è riapparso Xi lo scorso 17 agosto, dopo le due settimane circa di silenzio per il raduno blindato di Beidaihe del Partito comunista. Una scelta non casuale, quella di mostrarsi nella città di Jinzhou, visto che fu proprio da lì che ebbe impulso l’avanzata contro il Kuomintang di Chiang Kai-shek nel 1948 durante la campagna di Liaoshen.
Almeno due degli scafi immortalati sembrerebbero corrispondere a cacciatorpediniere con missili guidati. Le altre tre navi sono in una fase precedente di costruzione, ma sembrano essere simili per dimensioni e forma alle prime due. Per capire la rapidità dello sviluppo navale cinese basta guardare ai numeri. Secondo una ricerca condotta dal centro studi Rand, nel 1996 la flotta di superficie cinese era composta da 57 cacciatorpedinieri e fregate, ma solo tre di queste navi trasportavano missili terra-aria a corto raggio. E tre quarti dei suoi circa 80 sottomarini d’attacco appartenevano alla classe Romeo sovietica, entrata in servizio negli anni Cinquanta.
I numeri della crescita della flotta cinese
Ma negli ultimi anni la Marina cinese ha commissionato più navi da guerra di qualsiasi altro paese al mondo. Tra il 2017 e il 2019, la Cina ha costruito più navi militari di India, Giappone, Australia, Francia e Regno Unito messi insieme. E la sua Marina è diventata la più grande al mondo per numero di navi. Certo, è ancora indietro rispetto alla rivale statunitense in termini di dislocamento totale e molte delle sue navi devono essere modernizzate. La situazione sta però rapidamente cambiando. In base agli standard contemporanei di produzione navale, nel 2017 oltre il 70% della flotta dell’Esercito popolare di liberazione era considerato “moderno”, rispetto a meno del 50% nel 2010. La Cina sta inoltre producendo navi più grandi in grado di ospitare armamenti e sistemi di bordo avanzati.
Lo scorso giugno è stata varata la Fujian, la terza portaerei dell’Esercito popolare di liberazione e la prima dotata di un sistema di decollo a catapulta elettromagnetica. Ciò significa lanci di velivoli più eclettici, più rapidi, più armati: in linea con gli standard degli Stati Uniti. Dislocamento di oltre 80 mila tonnellate (contro le 60 mila dei modelli precedenti), la Fujian è dotata anche di sistemi di blocco innovativi che consentono una rapida decelerazione in atterraggio. Secondo i media cinesi, ospiterà una versione migliorata del caccia J-15, una sua variante da guerra elettronica, lo stealth di nuova generazione J-35 e droni armati. È la prima portaerei interamente progettata e costruita in Cina. Pechino ha impresso una forte accelerazione al programma sulle portaerei: vuole averne almeno 6 entro il 2035, di cui 4 a propulsione nucleare. Già oggi solo gli Usa, con 11, ne hanno di più. Nel cantiere navale di Jiangnan si lavora già da tempo alla costruzione della prima portaerei a propulsione nucleare Type 004, più grande della Type 003 a cui appartiene la Fujian: potrebbe alimentare cannoni a rotaia e armi laser.