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Andrea Pallaoro prosegue il suo sguardo sulle donne. Monica, film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è il secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2017 con Hannah (con cui Charlotte Rampling vinse la Coppa Volpi). Ancora una volta il regista, che dall’età di 17 anni vive negli Stati Uniti, scandaglia come un entomologo dell’anima le emozioni, la vita solitaria, l’identità interiore, il dolore e il passato della protagonista, interpretata dalla bravissima attrice transgender Trace Lysette (Transparent).
Monica ritorna dopo vent’anni nella casa d’infanzia, in Ohio, per prendersi cura della madre in fin di vita (Patricia Clarkson). È da quando Eugenia l’ha rinnegata, dopo aver deciso di diventare Monica, che non vede la famiglia e il fratello Paul. Ritornare alle radici significa confrontarsi con un passato lacerato dalle ferite e con un muro mai abbattuto, che forse solo ora potrebbe infrangersi.
La madre non riconosce la propria prole dietro quella chioma rossa, il trucco e quelle forme, ma le carezze, gli sguardi, l’amore della donna, presentata come la nuova badante, le faranno spalancare la porta del cuore e gli occhi: finalmente Eugenia vedrà Monica.
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