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Parliamo di Ita. Alla fine dei conti Certares con Air France l’avrebbero spuntata. Il condizionale è d’obbligo con la classe im-politica che ci ritroviamo in questo scorcio di secondo millennio. Fino alla proclamazione della trattativa esclusiva, su tutti i giornali la posizione di Msc-Lufthansa era prevista come vincente. E vincente a mani basse.
Invece il colpo di scena. Da cosa deriva questo colpo di scena. Semplice nell’ultima offerta di Certares-Air France, oltre ad una cifra più alta, c’è una nuova prospettiva per il ministero del tesoro italiano che rimane in quota con il 49% del capitale. Che è come dire: ti faccio felice, di faccio credere che puoi avere voce in capitolo, ma alla fine non ne avrai alcuna, perché sei in minoranza.
Naturalmente si tratta di un paradosso. Certares e Air France faranno di Ita quello che vorranno senza che il ministero possa intervenire. Da molto tempo invece questo giornale continua a suggerire una linea diversa. Alitalia deve rimanere dello Stato, con manager competenti. Come è accaduto a Ferrovie dello Stato, che indebitata fino al collo e pur rimanendo in mani pubbliche è diventata una delle aziende più profittevoli del nostro Paese.
Privato e pubblico
Perché questo ragionamento non si può fare con Alitalia? Perché i privati sono più bravi a gestire? Ma questa è una risposta ingannevole. I privati non sono più bravi a gestire, i privati sono più bravi a fare profitti (e spesso neanche a quello) che non significa fare servizio pubblico. Durante il covid alcune aziende di trasporto private su rotaie sospesero il servizio, perché non sarebbe stato profittevole, Trenitalia no. Questo significa servizio al cittadino. Il profitto non deve diventare l’obiettivo principale. Deve essere uno degli obiettivi, ma non il solo.
Uno Stato che delega tutti i servizi fondamentali (pensate al ponte Morandi a gestito da privati) al privato è uno Stato che si disinteressa dei propri cittadini. E diciamolo francamente in questi anni la cosa si è vista troppe volte.
Giuseppe Aloe