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Nel lungo periodo, invece, Azione e Italia Viva propongono di inserire nel mix energetico, accanto alle rinnovabili, il nucleare, anche – sostengono – per evitare un eccessivo consumo di suolo con l’installazione di pannelli solari e pale eoliche. “Per raggiungere questo obiettivo – si legge nel programma – occorre sin da ora definire il quadro regolatorio che disciplini il dispiegamento nel tempo delle tecnologie necessarie, alle migliori condizioni economiche”. Infine, si propone di aumentare del 13% in termini di volumetria gli impianti di teleriscaldamento, prolungando la rete di 900 chilometri entro il 2030. Serviranno 250 impianti alimentati con legno proveniente dai piccoli comuni montani, per un costo stimato di 125 milioni di euro. Occorre, infine, investire 1,2 miliardi in centrali a biogas, al fine di immettere il biometano nella rete di riscaldamento.
Unione popolare
Radicali, come sempre, le proposte del partito di Luigi De Magistris. Si parte con la nazionalizzazione del settore energetico “a partire da Enel Green Power”, “per creare un’azienda pubblica che investa su energie rinnovabili e quindi garantire autonomia energetica al paese e un progressivo controllo pubblico su tutto il settore energetico”. Stop a inceneritori e nucleare. Per quanto riguarda le nuove installazioni di rinnovabili, si mira a 10 MegaWatt l’anno, da distribuire su tutto il territorio nazionale, preferibilmente su aree già artificializzate e con impianti eolici preferibilmente offshore, non favorendo ulteriore consumo di suolo. Sarebbe stata utile qualche indicazione in più, dal momento che il tema è spinoso.
De Magistris propone, inoltre, un fondo pubblico per finanziare comunità energetiche locali, rigorosamente rivolte all’autoconsumo e senza scopo di lucro, l’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi, lo stop a ogni progetto di estrazione petrolifera in Italia, nessun sostegno pubblico ai combustibili fossili e blocco dei finanziamenti ai progetti fossili entro il 2024.
Centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia)
Nel programma del centrodestra (chiamato timidamente “accordo quadro”) la sfida dell’autosufficienza energetica finisce all’undicesimo posto su un totale di quindici punti; sempre meglio dell’ambiente, relegato in dodicesima piazza nonostante sia pomposamente definito “una priorità”. Il minimo comune denominatore di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia appare estremamente scarno e generico. Impegni pochi, nessuna cifra: un corpus talmente esiguo che può essere citato letteralmente, parola per parola, senza timore di tralasciare nulla.
Si apre con “transizione energetica sostenibile”, dove è affidata al lettore l’interpretazione dell’aggettivo. Si prosegue con un non meglio specificato “aumento della produzione di energia rinnovabile” che non si dà pena di fissare paletti né di fare riferimento agli impegni europei, i quali richiedono una media di 10 GigaWatt l’anno da oggi al 2030. Si parla, poi, di “diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica” non ulteriormente definiti; “pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti”, “promozione dell’efficientamento energetico”; “sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo”; “Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. C’est tout.
[Questo articolo sarà aggiornato in seguito alla pubblicazione dei programmi]