giovedì, Marzo 30, 2023

Il piano in 5 punti della Commissione europea per affrontare la crisi del gas

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La Commissione europea ha delineato un piano in cinque parti per affrontare la crisi energetica scatenata dal muro contro muro con la Russia. Bruxelles illustrato una serie di misure che vanno dall’obbligo di ridurre l’uso dell’elettricità nei periodi di maggiore consumo alla tassazione degli extra-profitti delle imprese energetiche fino a un tetto limite sul prezzo del gas.

La prima proposta avanzata dalla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, è quella di fissare degli obiettivi vincolanti di risparmio dell’elettricità. L’obiettivo esatto deve ancora essere negoziato, ma si pensa possa essere in linea con l’accordo raggiunto sul gas prima dell’estate, con il quale i 27 avevano stabilito di optare per un risparmio su base volontaria per un totale del 15%.

La seconda misura riguarda le imprese energetiche, che in questo periodo hanno ottenuto ricavi di gran lunga superiori ai loro costi di produzione dalle fonti rinnovabili (dato che il prezzo dell’elettricità è agganciato a quello del gas). In base a una bozza visionata da Euractiv, il tetto ai profitti di queste aziende dovrebbe basarsi su un prezzo massimo di 200 euro per magawattora, in modo tale da concedere ai paesi membri di usare la tassazione sugli extra-profitti per ridurre le bollette elettriche.

La terza misura prevede di imporre un contributo di solidarietà alle società petrolifere e alle altre aziende che producono combustibili fossili. Secondo Von der Leyen sarebbe giunto il momento per queste imprese di sostenere le famiglie più vulnerabili e gli investimenti in energia pulita, dati gli enormi profitti accumulati negli ultimi mesi a causa dell’aumento del costo dell’energia.

La quarta misura prevede un pacchetto di aiuti destinati agli stati membri, per sostenere le società di servizi energetici nel far fronte alla volatilità del mercato. Infine, l’ultima proposta prevede l’istituzione di un tetto massimo al prezzo del gas russo in arrivo tramite i gasdotti e possibilmente anche a quello di altri paesi importatori, anche in arrivo via nave. La misura ha il duplice obiettivo di ridurre il prezzo dell’energia e le entrate del Cremlino, dovute alla vendita di gas all’Europa, con le quali Mosca sta finanziando l’invasione dell’Ucraina.

Tuttavia, il cosiddetto price cap sul gas, voluto anche dall’Italia, ha incontrato l’opposizione di alcuni stati membri. A opporsi a questa linea sono prevalentemente alcuni paesi del Nord Europa, Olanda in testa, che non intendono rinunciare alla liberalizzazione del mercato dell’energia. Nei Paesi Bassi ha sede il principale mercato europeo dell’energia, il Ttf. Titubante anche l’Ungheria, per via del suo rapporto ambiguo e privilegiato con la Russia, mentre la Germania, che inizialmente si era opposta, in questi giorni ha deciso di appoggiare la misura, così come Francia, Grecia, Spagna e Portogallo.

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