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Comunque vada, la notizia ce l’abbiamo già: il prossimo campione degli Us Open sarà un novizio assoluto nella storia dei vincitori di un torneo dello Slam. Del resto, il cemento di Flushing Meadows, negli ultimi anni, è stato il territorio prediletto per il nuovo che avanza: un anno fa Medvedev frenava sul più bello le ambizioni da Grande Slam di Novak Djokovic, mentre nel 2020 Thiem si era aggiudicato la finale degli inattesi con Zverev. Sono state le uniche due macroscopiche eccezioni in un albo d’oro degli Slam che, dal 2015 in avanti, non annovera nomi al di fuori dei soliti – Federer, Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka.
Dal 2004 a oggi, sono stati disputati 75 tornei dello Slam: gli Us Open di quest’anno sono appena il terzo torneo in cui, ai quarti, non c’è nessuno dei Big Three – dopo gli Us Open 2020 e il Roland Garros 2004. È evidente che, tra la lunga assenza di Federer, i problemi al piede di Nadal e il rebus Djokovic, il tennis è pronto a voltare pagina e ad accogliere una nuova generazione di star, a cui tocchi il compito di rovesciare il dominio ventennale dei cannibali di cui sopra. All’orizzonte, non si vede nessuno più di Jannik Sinner e di Carlos Alcaraz come i principali designati a dominare il tennis del prossimo decennio.
Il futuro del tennis è già qui
Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si incroceranno ai quarti di finale dello Us Open: chi passa, ottiene un posto in semifinale, contro il vincente della sfida tra Rublev e Tiafoe. Per entrambi, si tratterebbe della prima volta in una semifinale dello Slam: Sinner è riuscito ad approdare ai quarti di ciascuno dei principali tornei del circuito (tutti quest’anno, eccezion fatta per il Roland Garros acciuffato già nel 2020), Alcaraz ha nei quarti a Flushing Meadows e a Parigi (anche qui, quest’anno) i suoi principali risultati nello Slam.
Tra i due, ci sono circa due anni di differenza: Jannik Sinner è nato nell’agosto 2001, Alcaraz nel maggio 2003. Alle loro tenere età, hanno già vinto molto: sei titoli per l’italiano, di cui l’ultimo sulla terra di Umago a luglio, battendo proprio Alcaraz in finale, cinque per lo spagnolo, tra cui i prestigiosi Masters 1000 di Miami e Madrid, conquistati entrambi quest’anno. Entrambi, poi, hanno in bacheca il trofeo della Next Generation Finals, il torneo dedicato ai migliori under 21 della stagione: Sinner l’ha vinto nel 2019, Alcaraz due anni dopo, e in tutte e due le occasioni si è trattato di un one-man-show con tanto di lezioni in serie inflitte agli avversari.
Numeri da predestinati
La sfida di New York sarà il loro quarto faccia a faccia a livello professionistico, a dimostrazione di come tra i due si stia sempre più sviluppando una rivalità leale e appassionante: il primo confronto tra i due è andato in scena al Masters 1000 di Parigi, quasi un anno fa, con la vittoria di Alcaraz in due set. Sinner, però, ha vinto gli altri due scontri diretti: prima, a giugno di quest’anno, il memorabile ottavo a Wimbledon, una battaglia in quattro set in cui si è assistito a un tennis divino; poi, a luglio, la già citata finale di Umago, con l’altoatesino che, dopo aver perso il primo set al tie-break, ha schiantato l’avversario con un doppio 6-1.