mercoledì, Marzo 22, 2023

La Russia continua a guadagnare miliardi con l'export di gas e petrolio

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Per gli analisti del Crea l’export di prodotti fossili avrebbe finanziato più del 40% dell’invasione in Ucraina, costata 100 miliardi in sei mesi secondo le stime più accreditate (500mila euro al giorno). E questo grazie al “raddoppio” del prezzo dei prodotti fossili registrato in meno di un anno; un balzo che ha più che compensato il calo dei volumi verso l’Occidente. Se prima dell’invasione in Ucraina il 75% dell’export energetico russo era diretto verso i paesi dell’Unione europea, Nato e G7, tra luglio e agosto in quei mercati è finito solo il 56% dei prodotti fossili lavorati in Russia.

“Con l’aumento dei prezzi dei combustibili fossili le entrate attuali della Russia sono di gran lunga superiori ai livelli degli anni precedenti, nonostante i ridotti volumi di esportazione. I prezzi medi dei combustibili fossili russi – spiega la Crea – sono più del doppio rispetto al 2021”.

Dall’estate i primi effetti delle sanzioni

Con l’estate, notano gli autori, le sanzioni hanno cominciato a mostrare i loro effetti. Le esportazioni di prodotti fossili sono diminuite rispetto al record livello raggiunto all’inizio dell’invasione: -18%. “Il calo è stato determinato dalla riduzione delle esportazioni di gasdotti, prodotti petroliferi e carbone. Solo le esportazioni di greggio sono aumentate rispetto al periodo precedente l’invasione”, con il calo generale delle esportazioni “determinato dalle minori esportazioni verso l’Ue, scese del 35%”. E dopo il 10 agosto, giorno in cui è scattato l’embargo europeo al carbone russo, i volumi di esportazione di carbone della Russia è sceso al livello più basso dall’inizio dell’invasione. La Russia non è riuscita a trovare altri acquirenti per sostituire la domanda Europea, sebbene il divieto sia stato di dominio pubblico per mesi”, notano gli analisti.

Di contro la Cina ha però aumentato del 17% le proprie importazioni e l’India non ha rallentato i suoi flussi da 40 milioni di euro al giorno. Corridoi pieni di energia fossile anche tra Russia-Egitto, 30 milioni di euro al giorno in media a luglio, e tra Russia-Emirati Arabi Uniti, per altri 30 milioni al giorno ad agosto. Per fermare gli incassi di Mosca, chiosa il Crea, “i paesi che stanno vietando le importazioni di petrolio dalla Russia devono rafforzare l’applicazione di meccanismi e regole per fermare l’afflusso di petrolio attraverso rotte indirette e per impedire alle loro industrie di spedizioni di consentire le esportazioni russe altrove”.

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