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Per i tassi di interesse la Banca centrale europea (Bce) procederà come da programma. Dopo aver alzato i tassi d’interesse a luglio di 50 punti base per la prima volta dopo undici anni in cui erano rimasti stabilmente nulli, la Bce proseguirà con un ulteriore rialzo di 75 punti. Dalla prossima settimana i tassi di interesse europei arriveranno così a 1,25%, con ulteriori rialzi promessi per i prossimi mesi. Si tratta di una misura pensata per aiutare a combattere l’inflazione, ma le conseguenze sulla vita dei cittadini non saranno indolori. Andiamo con ordine.
Perché i tassi di interesse ci aiuteranno contro l’inflazione?
I tassi di interesse indicano quanto costa prendere denaro in prestito e quanto fruttano i risparmi e gli investimenti. Ce ne sono di diversi tipi, ma nello specifico i tassi di interesse a cui fa riferimento l’annuncio della Bce sono quelli a cui le banche centrali prestano denaro alle altre banche. Dato che siamo in un momento storico in cui l’economia è particolarmente attiva – principalmente a causa della ripresa economica che ha seguito gli anni della pandemia, in cui l’economia è stata, per ovvi motivi, molto ferma – avere dei tassi di interesse positivi è una misura utile per disincentivare un livello di attività economica che possa “scaldarla” ulteriormente, peggiorando l’inflazione. Questo perché più alti sono i tassi di interesse, più sarà propenso a depositare il mio denaro in banca e meno propenso a correre rischi.
L’effetto sui mutui
Saranno gli intestatari di mutui a tasso variabile i primi ad accorgersi dell’aumento dei tassi di interesse. Questo perché per loro le rate variano in funzione dei tassi di riferimento del mercato, e di conseguenza un rialzo di questi ultimi renderà le rate del mutuo più salate. Secondo un analisi condotta da mutuisupermarket.it per conto di Repubblica, ci sarà un aumento dai 32 ai 49 euro mensili – a seconda della durata del finanziamento – per i mutui che partono da 140mila euro, ovvero la media nazionale, e dai 78 agli 88 euro per i mutui da 250mila euro, vicina alla media delle grandi città.
Secondo una simulazione del comparatore MutuiOnline.it, “per un impiegato di 39 anni che richiede un mutuo di 140.000 euro per un immobile da 200.000 euro, quindi con un Loan To Value (LTV) del 70%, con durata 20 anni, fino a ieri la migliore offerta a tasso fisso aveva un tasso del 2,89% e prevedeva il pagamento di 769€ mensili. Con l’aumento di 75 bps la rata diventerebbe 822 €, aumentando quindi del 6,9%, e costando oltre 12.700€ in più nell’arco di 20 anni”. “Il tasso variabile crescerebbe in proporzione di più: la migliore offerta al momento prevede un pagamento di 664€ al mese, con tasso 1,32%, che diventerebbero 713€ se il tasso salisse a 2,07%, richiedendo un esborso di oltre 11.700€ in più, pari al 7,4%”, spiegano dall’azienda di comparazione offerte.
L’effetto sui prestiti al consumo
Più ridotti gli effetti sui prestiti al consumo, che a differenza dei mutui non hanno un legame diretto con i tassi di interesse e tradizionalmente si adeguano con più lentezza ai rialzi. Gli effetti comunque ci saranno. Secondo le rilevazioni di Prestitionline, per un impiegato quarantenne che chieda un prestito liquidità a 10 anni il tasso medio comprensivo di tutte le spese attualmente disponibile sul mercato è fisso a 6,72%. Con un rialzo di 75 punti base, ci si attende che la rata mensile aumenti da 112 a 119 euro al mese.
Crescita rallentata
Insieme al rialzo dei tassi, la Bce ha presentato anche le nuove stime sulla crescita economica. “Dopo un rimbalzo nella prima metà del 2022, dati recenti indicano un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’area euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell’anno e nel primo trimestre del 2023“, si legge nel comunicato.