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Per la sua stessa natura politica, legata agli avvenimenti d’attualità, Riot Days è uno spettacolo che cambia in continuazione, aggiungendo sempre nuovi interventi, video e spezzoni. Ovviamente il focus di questi ultimi mesi è proprio la situazione ucraina: “Se dimentichiamo che l’Ucraina è parte effettiva dell’Europa e che la guerra è alle porte, se abbassiamo la guardia su questa minaccia presto ci ritroveremo con altri attacchi, magari in Finlandia o nelle Repubbliche baltiche”, avvertono Alyokhina e le sue compagne: “Dal nostro palco ribadiamo che bisogna fermare subito Putin, tagliare ogni tipo di rifornimento dalla Russia: i russi non fanno nulla se non per soldi. Non bisogna dimenticare tra l’altro che fino a poco tempo fa anche l’Italia vendeva armi alla Russia, violando gli embarghi internazionale”. In effetti, solo nell’aprile 2022 l’Unione europea è riuscita a chiudere una falla normativa che permetteva agli stati membri di continuare a vendere armi in Russia, col paradosso che molte armi usate contro gli ucraini arrivavano pure dall’Italia.
Non bisogna dimenticare, però, che oltre all’espressione politica, le Pussy Riot (una esponente delle quali, Nadežna Tolokonnikova, è stata ospite del Wired Next Fest di Milano nel 2017) vogliono fare arte vera e propria. “Per noi il punk non solo un genere musicale, è un vero e proprio stile di vita: è la volontà continua di porre le domande scomode, di sfidare il potere oppressivo – spiegano loro -. È anche un atto profondamente femminista, perché col punk puoi essere ciò che vuoi e sfidare le convenzioni”. Il loro è un generale appello all’azione: “Pussy Riot non è un brand, chiunque può prendere parte al movimento. Tutti possono diventare Pussy Riot: ragazze, uomini, persone transgender. D’altronde per noi il corpo è solo un veicolo, l’importante è il messaggio“. Per queste artiste-attiviste essenziale è non rimanere inermi, non far passare sotto silenzio le angherie dei governi, in modo che tutti possano contribuire alla lotta per la libertà.
Fin dalla sua partenza nel dicembre 2016, Riot Days, tratto dal libro-manifesto omonimo di Alyokhina, ha girato il mondo: prodotto da Alexander Cheparukhin e diretto da Yury Muravitsky, uno dei principali registi teatrali russi, lo show vede sul palco, oltre alla sua autrice, anche la cantante, attrice e batterista Diana Burkot (Kot), la cantate e attrice Olga Borisova e la sassofonista Taso Pletner. Il Guardian ha definito lo spettacolo “poetico, tagliente, straordinariamente disarmante” e ha inserito la loro preghiera punk tra le migliori opere d’arte del XXI secolo. Contrariamente alla natura solitamente nichilista dell’estetica punk, le Pussy Riot sono profondamente convinte della potenza dell’azione individuale: “Il futuro è adesso”, dicono, con la convinzione che sia ancora possibile cambiarlo in meglio.