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Qualche mese fa Rita Bernardini, esponente del Partito Radicale, presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino e punto di riferimento da decenni delle battaglie per i diritti dei detenuti, ha detto: “Io un punto così basso per le carceri italiane non l’avevo mai registrato”.
Sovraffollamento, suicidi, rivolte, processi e condanne per tortura a carico di agenti penitenziari: gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un drastico peggioramento delle condizioni di detenzione e Covid-19 non ha fatto altro che amplificare queste criticità. Per capirci qualcosa basta dare una lettura all’ultimo rapporto di Associazione Antigone, che snocciola i numeri dell’emergenza. Il tasso di sovraffollamento al 2022 è del 107,4%, un dato che però nasconde la situazione tragica di alcuni istituti come quello di Brescia (185%), Bergamo (165%) e Varese (161%) e che peraltro è arrotondato per difetto, visto che le sezioni di diversi istituti sono chiuse per inagibilità o manutenzione ma vengono comunque conteggiate per i posti disponibili.
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I detenuti italiani si ritrovano spesso a scontare la pena in condizioni disumane e degradanti, come non mancano di ricordare le numerose pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo, come la nota “Torreggiani”. Lo spazio di 3 metri quadri di suolo calpestabile per detenuto non viene rispettato in una cella su quattro e in alcuni casi il wc continua a trovarsi nello stesso ambiente dei letti e non in uno spazio separato, come dovrebbe essere. L’accesso alle attività ricreazionali e trattamentali non è scontato, un problema che si è acutizzato con la pandemia che ha di fatto cancellato la gran parte delle attività interne ed esterne al carcere, oltre che i colloqui in presenza con i familiari, condannando i detenuti a una sorta di isolamento totale.
Le rivolte che ci sono state in istituti come quelli di Modena, Milano San Vittore e molti altri sono state un grido d’aiuto, come sono un grido d’aiuto i dati terrificanti sui suicidi in carcere: uno ogni cinque giorni, un trend in costante peggioramento nell’ultimo decennio, a riprova che la situazione delle carceri italiane non sta evolvendo in una direzione positiva. Se a questo si aggiunge la pioggia di processi e condanne per tortura a carico di agenti penitenziari, da Santa Maria Capua Vetere a San Gimignano, passando per Ferrara, Torino e molti altri, il quadro dello stato disastroso delle carceri nell’Italia del 2022 è completo.
Di fronte a questa situazione e alle ripetute condanne contro l’Italia da parte della giustizia internazionale, parlare di carceri nel proprio programma elettorale dovrebbe essere un imperativo per i partiti degni di una democrazia del XXI secolo. Se alcuni effettivamente lo fanno, promettendo una riforme più o meno radicali del sistema penitenziario italiano, altri hanno però deciso di ignorare l’argomento.