giovedì, Marzo 28, 2024

Netflix rimuove il tag LGBT dalla serie Dahmer

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La serie Monster: The Jeffrey Dahmer Story continua a far discutere: il nuovo lavoro di Ryan Murphy ha attirato parecchia curiosità per via della storia torbida e inquietante del serial killer americano qui interpretato da Evan Peters, ma sono tante anche le critiche piovute addosso al titolo. Molti spettatori infatti trovano eccessivamente ambiguo il racconto di queste efferatezze, senza considerare che i famigliari delle vittime si sono molto lamentati dell’ennesimo sfruttamento del loro dramma. Ma l’ultima polemica arriva dalla comunità LGBTQ+, tanto che la piattaforma di streaming ha dovuto fare una clamorosa retromarcia.

In origine, infatti, all’interno del catalogo Netflix la serie rientrava anche nella categoria “LGBT”, dove solitamente sono inseriti tutti i contenuti che raccontano la comunità queer, soprattutto nella loro evoluzione storica e nel progresso dei diritti al giorno d’oggi. Per esempio si annoverano titoli come Heartstopper, Sex Education e Tales of the City. Molti spettatori, dunque, si sono detti oltraggiati dall’inserimento di Monster all’interno della medesima categoria: anche se in effetti la storia riguarda un personaggio gay come lo stesso Jeffrey Dahmer, si sottolinea che questa non è la rappresentazione necessaria e utile a descrivere la comunità stessa. Già di per sé è molto problematico che in fondo questa sia una serie che mostra un uomo omosessuale bianco che prende di mira e tortura, in particolare, altre persone queer molto spesso nere o di origini latine.

Dopo le polemiche, pare che Netflix abbia rimosso il tag “LGBT” già lo scorso 23 settembre, cioè qualche giorno dopo l’uscita ufficiale sulla piattaforma. Ora Monster risulta sotto cappelli forse più mirati come “Serie tv crime”, “Drammi tv a sfondo sociale” e “Drammi tv”. Nel frattempo, però, la serie ha incontrato un notevole successo da parte degli utenti: pare che nella prima settimana di uscita la serie sia sempre stata tra i titoli più visti della piattaforma, raccogliendo una medi di 196,2 milioni di ore viste. Questo nonostante le recensioni non altrettanto entusiastiche, che hanno sottolineato soprattutto l’estetizzazione di questi crimini e il solito stile patinato e un po’ grottesco che Murphy applica indistintamente a ogni suo prodotto.

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