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Tensioni geopolitiche, crisi economiche, conflitti presenti e futuri. Il turismo rimane sempre e comunque un facilitatore di relazioni e in quanto tale un vettore di pace. Un comparto che negli anni della pandemia, senza nascondere le difficoltà estreme che ha vissuto, ha mostrato al contempo una resilienza forse impensabile prima. È il concetto principale emerso in occasione della conferenza sui rapporti tra industria dei viaggi e geopolitica organizzato oggi presso la fiera di Rimini.
“Sino a prima della pandemia – ha raccontato il presidente di Quality Group, Michele Serra – la nostra strategia era quella di garantirci l’accessibilità ad almeno l’80% delle nostre destinazioni. In quel modo eravamo sicuri di centrare il nostro budget a fine stagione. Ora la nostra prospettiva è cambiata. Noi facciamo quello che possiamo. Nella consapevolezza però che la gente va dove può ma ci va a valanga. Paradossalmente, se oggi fosse aperta una sola destinazione al mondo, tutti andrebbero lì”.
A partire da tale premesse, il panel si è detto unanimemente convinto che la meta del 2023 sarà il Giappone. “Certo, ci sarà del lavoro da fare – ha osservato il fondatore e titolare di Glamour Tour Operator, Luca Buonpensiere – perché la riapertura ufficiale dei confini del Paese non è ancora supportata da standard adeguati in termini di personale e servizi in loco. Molti durante la pandemia si sono allontanati dal settore. Ciò detto, sono convinto che sia solo una questione di tempo. Anche perché sulla destinazione l’interesse è davvero fortissimo”.