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Lorenzo Fontana è stato eletto presidente della Camera per la XIX legislatura della Repubblica italiana. Nel secondo giorno di votazioni, dopo una giornata di tensioni interne alla maggioranza che hanno portato a le forze di destra a preferire Fontana al precedente candidato Riccardo Molinari, il leghista ha ricevuto la maggioranza dei voti, 222 su 392 votanti, che gli hanno assicurato lo scranno più alto della Camera dei deputati.
Alla prima chiamata per l’elezione del presidente della Camera del 13 ottobre, Fratelli d’Italia ha votato scheda bianca, perché le votazioni al Senato erano in ritardo per l’assenza del senatore Silvio Berlusconi che si trovava alla Camera a colloquio con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. La scelta di ritardare la votazione è dovuta dalla scelta di mettere al sicuro l’elezione di Ignazio la Russa al Senato, prima di confermare il proprio sostegno a un candidato leghista alla presidenza della Camera. Un segnale del perdurare di alcune frizioni all’interno della maggioranza di destra, che invece si è presentata compatta su Fontana.
Chi è Lorenzo Fontana
Già ministro per la Famiglia e la disabilità nel primo governo Conte ed europedputato nel 2009, Lorenzo Fontana è iscritto alla Liga Veneta dal 2002 ed è diventato vicesegretario federale della Lega nel 2016. Integralista religioso ed estremista cattolico, Fontana è noto per aver definito la Russia di Vladimir Putin un “modello identitario di società” e aver contestato le sanzioni contro Mosca al Parlamento europeo. Contrario a una società multiculturale e ai diritti civili per la comunità lgbtq+, ha definito l’aborto “la prima causa di femminicidio nel mondo”, come riportato da Vanity Fair, e, secondo Repubblica, reciterebbe cinquanta Ave Maria al giorno.
Dall’altro lato è un forte sostenitore del presidente ungherese Viktor Orbán e delle sue politiche ed è stato il padrino del Congressso mondiale delle Famiglie a Verona nel 2019, evento europeo dell’omonima organizzazione integralista cristiana statunitense. All’evento ha partecipato anche Dmitri Smirnov, membro del consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa che avrebbe dichiarato come “chi sostiene l’aborto è un cannibale” e che l’omosessualità sarebbe come “la peste, perché contagiosa”, come riportano il sito Russian Faith e il Manifesto. Human rights watch ha definito il Congresso come uno dei gruppi statunitensi più influenti “che promuove e coordina l’esportazione di bigottismo, ideologia e legislazione anti-lgbt all’estero”, condannandolo per aver sostenuto la criminalizzazione dell’omosessualità in Uganda e le leggi contro la “propaganda omosessuale” in Russia e Nigeria.
Gli sfidanti
Contro Fontana, su cui si sono concentrati i voti della destra dopo che Fratelli d’Italia si è assicurata la presidenza del Senato, Il Pd ha proposto il nome di Cecilia Guerra, anche alle altre opposizioni, che però hanno preso strade differenti. Italia Viva e Azione hanno votato Matteo Richetti, pilastro della lista di Carlo Calenda, mentre il Movimento 5 Stelle ha sostenuto il nome dell’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.
Appena iniziata la quarta votazione per eleggere il presidente della Camera, i deputati del Pd Rachele Scarpa, Sara Ferrari ed Alessandro Zan hanno esposto uno striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin“. Il riferimento è a Lorenzo Fontana della Lega, confermato come dai pronostici alla presidenza della Camera.
L’elezione dei presidenti delle camere
La prima azione del nuovo Parlamento è stata quella di votare i presidenti di Camera e Senato. L’elezione avverrà a scrutinio segreto. Alla Camera, per la prima votazione, è necessaria la maggioranza dei due terzi, per la seconda bastano i due terzi comprese anche le schede bianche, mentre dal terzo scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta.
Al Senato invece l’elezione è più veloce, con la maggioranza assoluta richiesta solo per i primi due scrutini, a seguito dei quali si tiene il ballottaggio tra i due candidati più votati se nessuno dovesse aver ottenuto la maggioranza assoluta. A parità di voti è eletta o entra in ballottaggio la persona più anziana.