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Il colpo d’occhio delle aule parlamentari in occasione dell’elezione dei presidenti di Senato e Camera è stato quasi desolante, se si pensa che si tratta di due delle sedute più partecipate di ogni legislatura. E no, i deputati e i senatori non sembravano così pochi perché molti si erano già assentati il primo giorno di scuola, ma a causa del taglio dei parlamentari che li ha decimati in entrambi i rami del parlamento. Per ovvii motivi non si sono potute modificare le aule, ma si sono adattate per ospitare un numero inferiore di eletti. Abituiamoci quindi a vedere aule semi deserte, anche in occasione di votazioni importanti e partecipate:
- La nuova disposizione alla Camera dei deputati
- La nuova disposizione al Senato della Repubblica
- Qualche curiosità
La nuova disposizione alla Camera dei deputati
A Montecitorio gli onorevoli sono passati da 630 a 400. Un taglio corposo che ha portato a una nuova organizzazione dell’aula progettata dall’architetto palermitano Ernesto Basile e inaugurata il 20 dicembre del 1918. Gli scranni attrezzati con microfono e postazione per il voto sono stati diminuiti, eliminando le postazioni nelle ultime due file e nella prima, su cui sono state mantenute solo le sedute. Una scelta forse opinabile, dato che le strumentazioni eliminate potevano risultare utili in occasione delle sedute comuni dei due rami del Parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica. Le modifiche sono state apportate quasi in contemporanea con l’istallazione dei nuovi tabelloni digitali, che hanno sostituito gli storici tabelloni analogici con le lampadine. Un moderno schermo al led mostra ora le immagini dei deputati durante i loro interventi e illustra le indicazioni sulle votazioni in corso.
La nuova disposizione al Senato della Repubblica
Decisamente più contenuti gli interventi nell’aula di Palazzo Madama, dove si riunisce il Senato della Repubblica. I senatori, che sono passati da 315 a 200, sono stati accorpati al centro dell’emiciclo, liberando le ultime file di scranni.
Qualche curiosità
L’attuale aula di Montecitorio sostituì quella provvisoria creata dall’ingegnere Paolo Comotto, inaugurata il 27 novembre 1871 per ospitare il Parlamento che in virtù della presa di Roma si sarebbe dovuto spostare nella nuova Capitale. La vecchia aula, che si trovava in quello che oggi è il cortile interno a cui si accede dai corridoi laterali e dal Transatlantico, presentava però una serie di problemi: oltre ad avere una pessima acustica, non disponeva né di calorifici né di ventilatori e questo la rendeva molto fredda nei mesi invernali e caldissima d’estate. Il 6 luglio del 1883, nel corso di una seduta, la stampa parlamentare regalò un ventaglio all’allora presidente, Giuseppe Zanardelli, per aiutarlo a presiedere malgrado le condizioni climatiche avverse. Da allora, ogni anno si svolge la “Cerimonia del Ventaglio”, in cui i giornalisti che lavorano alla Camera donano un ventaglio al presidente di turno.
“Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. È il passo più noto del famigerato “discorso del bivacco” il primo pronunciato da Benito Mussolini nell’aula del Parlamento, il 16 novembre del 1922. Quello che aveva prospettato in quel delirante monologo lo mise in pratica nel 1929, quando tagliò il numero dei parlamentari a 400 (fino ad allora i deputati erano 553) rendendoli tutti espressione del Partito fascista. Lo stesso Mussolini, dieci anni dopo, cambiò il nome della Camera dei deputati in Camera dei fasci e delle corporazioni alzandone il numero dei membri a 949. Con l’entrata in vigore della Costituzione, i deputati eletti divennero 613 (21 per ogni milione di elettori) e arrivarono a 630 dopo una modifica approvata del 1963.