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Iniziare un’intervista con i creatori di Boris 4, i quali osservano che ti chiami “Negri” come la “cagna maledetta” Corinna Negri, fa quasi come si facesse parte della famiglia. Così, ovviamente, non è, e si cerca di mascherare la passione e al rispetto verso quella che è una serie di culto e popolarissima al tempo stesso; e che in molti, tra quelli che leggeranno questo articolo, conoscono a memoria. Grazie a un’imprevedibile congiuntura di eventi – tra cui la pandemia, durante la quale molti nuovi spettatori hanno scoperto la (fuori) serie – Boris torna con una nuova quarta stagione in otto episodi, reperibili dal 26 ottobre su Disney+. È la cronaca della routine quotidiana sul set di una sgangheratissima troupe televisiva e degli attori egocentrici e capricciosi che si riuniscono, dopo dodici anni (e tre stagioni e un film) per cimentarsi con l’evoluzione della televisione tradizionale, ovvero le serie in streaming, dominate dal fantomatico “algoritmo”.
“Gli anni sono passati e il mio personaggio è cresciuto e si è arricchito, anche se non ero lì con lei” ha commentato Caterina Guzzanti, interprete dell’irreprensibile assistente alla regia Arianna, alla quale abbiamo chiesto come è stato riprendere il personaggio dopo che è esistito, fuori dallo schermo, per tanti anni senza che lei potesse incarnarlo. “E comunque Arianna non esiste senza di me e quindi torno a interpretarla così, a grande falcate” ha commentato scherzando la bravissima attrice. Ci immaginiamo Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, sceneggiatori della serie assieme al compianto Mattia Torre, che esclamano “Dai, dai, dai!” come il René Ferretti interpretato dal versatile Francesco Pannofino, alla notizia che potevano realizzare un’altra stagione. Anche se mancano Roberta Fiorentina, ovvero la segretaria di edizione scansafatiche Itala e il citato Torre. Sebbene la quarta stagione dimostri che la comicità dello show è inossidabile, l’assenza davanti alla telecamera della prima e del secondo dietro provoca una stretta al cuore.
Ha costituito grande gaudio conversare con i protagonisti (di cui mettiamo a disposizione le interviste video)
Q&A con gli autori di Boris Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico
Wired: Con il film del 2011 sembrava che di Boris fosse stata detta l’ultima parola. Siete totalmente contenti di questa nuova occasione, o c’è da mettere in conto anche la pressione delle aspettative di orde di fan?
Ciarrapico: A te sono piaciute le prime due puntate?
Wired: Sì, tantissimo, ero molto contenta.
Ciarrapico: Bene, ma sappi che dopo la seconda poi vola proprio!
Wired: Prima no?
Ciarrapico: No, no, sono fighe le prime due, ma poi… uuuuuh. Comunque, siamo contenti anche noi. Vendruscolo: Mentre facevi la domanda riflettevo ed effettivamente per noi i personaggi di Boris non sono mai definitamente morti. Un po’ come le regole della fiction secondo le quali, finché non vedi il cadavere sparato, smembrato, incendiato, il personaggio potrebbe sempre tornare. Biascica può aver continuato a fare i suoi commenti, Stanis può aver continuato a inventarsi modi per soddisfare la sua egomania. A noi è capitato, negli anni, di chiederci ‘Chissà cosa direbbe in questa circostanza questo personaggio o quest’altro’. Quindi, quando si è presentata l’opportunità – per una serie di fattori – di fare Boris 4, ci abbiamo riversato dentro questo dispiacere che si era accumulato negli anni quando dicevamo ‘Sarebbe stato bellissimo far fare a Stanis questo e a René quest’altro’. Avevamo segnato appunti anche su vari Post-it, anche con Mattia, perché in qualche modo la sopravvivenza dei personaggi era condivisa. Anche con gli attori, naturalmente: ogni tanto ci mandavano messaggi e idee che potevano ispirarci e promuovere una riedizione di Boris.