lunedì, Giugno 5, 2023

Migranti, le tesi del governo Meloni per bloccare delle navi delle ong

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Queste ultime condizioni si possono verificare se la nave in questione è impegnata in alcune attività come “il carico o scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”. Una giustificazione già usata da Salvini, ma risultata poi fallimentare e costata all’ex ministro dell’Interno il processo per sequestro di persona per il divieto di sbarco imposto alla spagnola Open Arms nel 2019.

Il centrosinistra propone in massa l’abolizione della legge Bossi-Fini e l’introduzione di un sistema europeo per la gestione dei flussi migratori. I partiti di destra mantengono invece un’interpretazione emergenziale del fenomeno

Le tesi del ministro

Ma Piantedosi conosce bene i precedenti e, pertanto, sta cercando di motivare la presunta illegalità delle operazioni delle due navi, sostenendo come “le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar (la zona di mare internazionale in cui si effettuano le ricerche e il soccorso) senza ricevere indicazioni dalla Autorità statali responsabili di quell’area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute”. Inoltre, secondo il capo del dicastero, anche l’Italia sarebbe stata “informata solo a operazioni effettuate” e dovrebbero essere Germania e Norvegia a prendersi carico dei migranti, perché soccorsi da navi battenti la loro bandiera. 

Quindi, secondo Piantedosi, le due navi avrebbero violato le norme sull’immigrazione non comunicando, mentre venivano effettuate, le operazioni di soccorso in mare, garantite e tutelate dal diritto internazionale sia attraverso la Convenzione sul diritto del mare, sia dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e salvataggio marittimo, che dalla Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare e anche dalla Convenzione relativa allo status dei rifugiati.

In risposta alla direttiva di Piantedosi, la ong tedesca Sos Humanity, che gestisce la nave Humanity One, ha fatto sapere di “non aver ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane e che “come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà”. Le norme citate, infatti, impongono a ogni nave di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita e di sbarcare le persone in un luogo sicuro il prima possibile.

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