sabato, Giugno 10, 2023

Internet, quanto sono a rischio sabotaggio le reti sottomarine?

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Come scrive Formiche, a giugno il Parlamento europeo ha ricevuto una ricerca sulla sicurezza dei cavi internet sottomarini. Ne emerge la scarsa attenzione politica finora dedicata al tema, perché “i cavi si estendono in mare, attraverso i confini nazionali e sono spesso nascosti nel sottosuolo”. Tanto che secondo gli esperti, “la governance europea della protezione e della resilienza dei cavi è ancora in ritardo e deve essere migliorata”. Se ne potrebbe occupare Emsa, l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, che ha già in casa tecnologie e strumenti per la sorveglianza in mare. E che al momento, come rilevato in un’inchiesta in più puntate di Wired, usa per aiutare Frontex nel monitoraggio delle frontiere. L’agenzia non ha un mandato specifico per il controllo dei cavi, si legge nel rapporto, ma siccome i suoi compiti sono in fase di revisione, un’aggiunta si potrebbe ottenere senza troppi ostacoli.

L’aiuto dallo spazio

Ma oltre alla difesa, ci sono altre vie per assicurarsi che internet resti in piedi anche se le reti subacquee dovessero essere colpite. Una è lo spazio. “Nel 2014 in Cisco abbiamo fatto una dimostrazione dell’uso di comunicazioni satellitari per compensare l’assenza di quelle sottomarine”, spiega Matt Fussa, responsabile per la strategia di fiducia nel colosso informatico. Se già le reti sottomarine sono progettate per assicurare ridondanza (in ambito tecnico, la presenza in un sistema di elementi capaci di svolgere la stessa funzione per aumentare l’affidabilità qualora uno di questi non fosse disponibile per varie ragione), “lo spazio aggiunge un altro livello”, osserva Fussa. 

Il ricorso alla rete Starlink di Elon Musk in Ucraina è l’esempio lampante. Quando all’inizio dell’invasione la Russia ha messo nel mirino le infrastrutture di telecomunicazioni (peraltro attaccando da subito anche la rete satellitare dell’americana Viasat), la costellazione di satelliti offerta dal fondatore di Tesla ha permesso di tenere online servizi pubblici essenziali, imprese e cittadini. Un elemento chiave nello svolgersi della guerra, tanto che al primo accenno di passo indietro da parte di Musk, Stati Uniti e Unione europea si sono fatti avanti per contribuire alle spese che il magnate non è più intenzionato a sostenere. “Quello che abbiamo visto in Ucraina sta alla fine succedendo ovunque. Molte aziende come Cisco sono in Ucraina anche per conoscere le dinamiche degli attacchi che potrebbero riproporsi in altre aree geografiche, ci dà una buona comprensione”, osserva Fussa.

Sensori sott’acqua

Un’altra tattica è quella di dotare le reti sottomarine di strumenti per difendersi da sole. O meglio, per registrare l’attività intorno ai cavi e rilevare in tempo reale anomalie. È una tecnologia a cui sta lavorando, tra gli altri, anche Nokia, che l’ha esposta proprio a Nato Edge. L’azienda di telecomunicazioni ha sviluppato un sistema per trasformare i cavi in sensori di movimento, capaci di rilevare non solo scosse di terremoto, ma anche il passaggio di navi, sottomarini o droni. I cavi diventerebbero così sensori capaci di trasmettere alla centrale una serie di informazioni sui movimenti in prossimità del cavo. Questo non permetterebbe di determinare immediatamente se si tratti di un fenomeno naturale o di un attacco, né l’identità dell’eventuale sabotatore, ma di avere un segnale in tempo reale su ciò che sta succedendo in prossimità dell’infrastruttura.

Al momento il dispositivo, che viene collocato sulla costa, è in fase di test e Nokia conta di lanciarlo l’anno prossimo sul mercato. In parallelo la società sta facendo ricerca per aumentare il raggio d’azione della tecnologia di sensoristica, che garantisce una copertura di 100 chilometri. Poco, se si pensa alle migliaia di chilometri coperti da queste reti. Dunant, il cavo posato da Google tra il 2018 e il 2021 tra Virginia Beach, negli Stati Uniti, a Saint Hilaire de Riez, in Francia, misura quasi 6.500 chilometri. E sui seimila viaggia Ellalink, che collega Sines, cittadina portoghese che ha dato i natali all’esploratore Vasco da Gama, alla ricca Fortaleza in Brasile.

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