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I cittadini e le imprese italiane stanno fronteggiando l’aumento del prezzo dell’energia nella maniera più logica: consumandone di meno. È quanto emerge dai dati rilevati da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale. In particolare, a ottobre la domanda complessiva di elettricità del paese è stata pari a 24,6 miliardi di chilowattora, un valore più basso del 6,6% rispetto allo stesso mese del 2021.
Il dato assume ancora più rilievo se comparato a quello della richiesta nazionale di energia elettrica dei primi dieci mesi del 2022, che è invece cresciuta dello 0,5% in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un valore rettificato di -0,4%.
A parità di giorni lavorativi, che sono stati ventuno sia nel 2021, sia quest’anno, a incidere sul calo della richiesta di energia è stata senza dubbio anche la temperatura media registrata a ottobre in Italia: rispetto all’anno scorso, i termometri hanno infatti registrato un aumento di 2,8 gradi centigradi. Nonostante questo, però, il dato della domanda elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura, è risultato comunque in calo del 6,3% rispetto a un anno fa, del 2,1% rispetto a settembre. La temperatura del mese di ottobre, spiega Terna, apporta infatti un contributo modesto alla variazione del fabbisogno elettrico.
La diminuzione della domanda di energia elettrica è più accentuata al nord, in cui è calata del 7,1%. Il dato è più basso al centro e al sud, isole comprese, zone in cui raggiunge rispettivamente il -6,7 e il -5,3%. A ottobre la domanda di energia elettrica nazionale è stata soddisfatta per l’85,7% attraverso la produzione italiana e per la parte restante, il 14,3%, dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 21,3 miliardi di chilowattora, in diminuzione del 4,6% rispetto al 2021.
L’aumento delle temperature ha inciso anche sulla produzione di energia alternativa: le fonti rinnovabili hanno infatti prodotto complessivamente il 28% della domanda elettrica, con un boom del fotovoltaico, che ha registrato un +17,6%. In calo l’eolico (-35,9%), l’idrico (-36,8%) e il geotermico (-3,2%). In tale ambito, la produzione è quindi derivata per il 30,4% dal fotovoltaico, per il 26% dall’idrico, per il 15,4% dall’eolico, per il 21,&% dalle biomasse e per il 6,6% dal biotermico.
La repentina riduzione del fabbisogno, unita al calo della produzione delle fonti rinnovabili e a quello delle importazioni, giù del 10,1%, ha dato una spinta importante al ruolo delle centrali termoelettriche, che hanno fatto registrare un +2,6% rispetto a ottobre 2021. In questo ambito, è proseguito il programma di massimizzazione della produzione a carbone messo in atto dal governo per il contenimento dei consumi di gas: nel mese di ottobre la produzione a carbone è infatti cresciuta del 56,6% rispetto allo stesso periodo del 2021. Vola invece l’export, che ha fatto registrare un aumento del 107,9% rispetto a un anno fa.
Un dato assolutamente positivo arriva dalle rinnovabili. Considerandole nella loro totalità, Terna ha registrato infatti nei primi dieci mesi del 2022 un incremento della capacità in Italia che supera i 2350 megawatt, per una crescita del 143% rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche i consumi industriali delle imprese energivore sono calati rispetto al 2021, perdendo un 6,1%. Positiva la variazione dei comparti della chimica, dei mezzi di trasporto e degli alimentari, in flessione tutti gli altri settori.