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Stadi con l’aria condizionata, le sconfitte di Argentina e Germania. Ma la vera novità di questo Mondiale 2022 in Qatar l’ha portata Luis Enrique: l’ex allenatore di Roma e Barcellona, oggi commissiario tecnico della nazionale spagnola, ha deciso di raccontare la propria esperienza nel torneo attraverso una serie di dirette su Twitch, la piattaforma di streaming legata ad Amazon. Si tratta di una piccola grande rivoluzione nel mondo del calcio, e non tanto perché un allenatore ha deciso di approcciare in maniera diversa al mondo social. Su Instagram, infatti, ce ne sono moltissimi ma più all’estero che in Italia, tanto che delle prime otto squadre della classifica dello scorso campionato solo Spalletti del Napoli e Mourinho della Roma hanno un account social. E forse non è un caso: nel mondo del pallone, forse più in Italia che altrove, avere una presenza sui social potrebbe rappresentare una sovraesposizione eccessiva per un tecnico. In un paese calciocentrico che, secondo un vecchio modo di dire, è composto da sessanta milioni di allenatori avere un account su Instagam potrebbe significare aggiungere altra pressione a quella prodotta dai media tradizionali e dal tifo. A questo, poi, si aggiunge la rigidissima strategia di comunicazione adottata negli ultimi anni da club e federazioni che, insieme alle televisioni e servizi di streaming, hanno allontanato i protagonisti dal pubblico. Con il tempo ci siamo dunque abituati a conoscere esclusivamente i pensieri “precompilati” dei professionisti che, di fatto, si possono riassumere in una serie di frasi di circostanza che al massimo variano in base ai risultati. Questo approccio impeccabile nel suo modo stereotipato di fare comunicazione (dettato da un business miliardario), ha tolto al calcio un bel po’ di emozioni. Gli attori principali, dunque, si appiattiscono, quasi disumanizzati, mostrando esclusivamente la dimensione dell’atleta o del mister.
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La comunicazione nel calcio
L’idea di Luis Enrique, in questo senso, è geniale. Decidere di raccontare le proprie sensazioni, tra l’altro nel contesto della manifestazione calcistica per eccellenza dove la tensione è altessima, funziona, anche qualora decidesse di non esporsi al 100 per cento. Perché? Innanzitutto, perché oggi la comunicazione del calcio è sempe molto controllata. Nonostante il recente sbarco dei club su applicazioni come YouTube, TikTok o Instagram, dove vengono proposte al pubblico anche interviste live ai propri beniamini, la comunicazione non è mai diretta ma è sempre mediata da un rappresentante dell’ufficio comunicazione della squadra. La differenza con i live streaming di Luis Enrique è anche – e soprattutto – qui: anche se sicuramente avrà chiesto il permesso per realizzare dei contenuti simili alla federazione calcistica spagnola, il fatto che lui sia lì da solo, come uno dei tanti streamer di Twitch, davanti a 350 mila follower che interagiscono con lui, ci permette di conoscerlo e apprezzarlo forse con qualche filtro in meno. È infatti lui ad aprire il discorso, è lui che sceglie a quali domande rispondere e quali ignorare e sarà sempre lui a decidere se e come mostrare le proprie emozioni nel corso del torneo dopo una vittoria e dopo una sconfitta. L’esperimento, per ora, sta dando i suoi frutti con un grandissimo seguito: Il tetto di spettatori simultanei raggiunto in poco più di un’ora di diretta è stato di oltre 150 mila persone, più del doppio di quello registrato da altri streamer professionisti come Ibai Llanos e AuronPlay. Un successo che, per il momento, è destinato a crescere ulteriormente dopo la prima vittoria al debutto con un clamoroso 7-0 contro la Costa Rica.
“Lucho”, lo streamer
Per la sua nuova carriera da streamer, Luis Enrique ha comunque dimostrato di essere già all’altezza dei suoi diretti competitor: le capacità di eloquio e intrattenitore non gli mancano di ceto. Avremmo da ridire qualcosa sulla scelta del nome del suo account luisenrique21, forse sarebbe stato meglio utilizzare il soprannome che lo ha accompagnato un po’ ovunque: “Lucho”. Probabilmente sarebbe stato più intrigante. Tuttavia, di lezioni di marketing non sembra averne particolarmente bisogno, dal momento che dopo una settimana dalla creazione del profilo si aggira già sui 600 mila follower.