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Con l’Holiday Special dei Guardiani della Galassia, ora in streaming su Disney+, si chiude ufficialmente la controversa Fase 4 del Marvel Cinematic Universe (Mcu). Un biennio particolarmente prolifico in cui i supereroi Marvel – da Black Widow a Spider-Man, dal Dottor Strange a Moon Knight – hanno esteso la propria tentacolare presenza dal cinema al piccolo schermo. Una sequela di film, serie tv e comparsate speciali che ha virato tutto – forse troppo – sulla sperimentazione, lasciando i fan a commentare e criticare la direzione di uno dei più ampi e lucrosi universi cinematografici di tutti i tempi.
“Sì, ma nei fumetti è diverso” è la frase nerd per eccellenza, da sussurrare al cinema agli amici che non leggono i comics e conoscono i supereroi soltanto dai film. Una frase che è anche un sussulto d’orgoglio quando sullo schermo succede qualcosa di allarmante, un presagio di delusione, una battuta fuori luogo. Per dire sì, è divertente, ma guarda che nei fumetti c’è di più, i personaggi non sono macchiette, le storie sono più articolate, situazioni che sullo schermo si risolvono in due ore spesso richiedono anni di saghe, prequel e sequel.
Tutto questo era e resta vero, e il confronto è impietoso. Non c’è paragone tra quello che si può raccontare in centinaia di pagine e dozzine di albi spillati, e quanto invece deve essere condensato e fruibile in 2 ore e 19 minuti di film (il runtime medio della Fase 4). Ma se dovessimo tracciare un bilancio onesto dell’intero Mcu, ci accorgeremmo che c’è almeno un punto fondamentale su cui i film hanno la meglio sui fumetti. Ed è proprio quello che un tempo era il punto d’orgoglio dei comics Marvel: la continuity, l’idea che tutto succeda in un mondo in cui il tempo procede linearmente e gli eventi del passato hanno un impatto su quanto accade nel presente.
Intendiamoci, quando parliamo di superiorità della continuity del Marvel Cinematic Universe sul Marvel Universe non parliamo di incongruenze nella linea temporale degli eventi – quelle ci sono tanto nei film quanto nei fumetti. Ma della malleabilità della continuity stessa.
Tutti i lettori di fumetti sono abituati alle morti e resurrezioni costanti dei loro eroi preferiti. Tutti i lettori di fumetti, prima o poi, avranno sospirato di rassegnazione quando l’arco narrativo di un personaggio (protagonista, comprimario o villain, fa poca differenza) viene spazzato via dagli sceneggiatori successivi o da “un nuovo, emozionante inizio! Ritorno alle origini! Il punto d’ingresso ideale per i nuovi lettori! (TM)”. Almeno, la Dc Comics è più onesta in questa sua necessità: ogni tanto un evento cosmico resetta l’universo, e via così. In casa Marvel, invece, i reboot sono sempre soft, su specchi così lisci che neanche Spider-Man riesce ad arrampicarcisi bene.