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Sentimenti contrastanti, gioco di opposti, oracoli da affrontare: la Napoli narrata qui è in effetti è uno sguardo stratificato (infinito e non risolto) di panoramiche e angolature, un inizio pieno di fascino e interrogativi, le cui risposte non possono trovarsi nell’immediato. “Questo film è un eccezione per il cinema italiano che non ha nessuna pretesa di dirsi compiuto, ma è un enorme incompleto”, dice D’Amore. “Raccontare Napoli è come chiedersi cos’è l’amore, la famiglia, i conflitti, è impossibile essere esaustivi, non ci si può arrogare il diritto di aver capito”.
day 11Marco Ghidelli
La mia Napoli? “È un enorme eredità culturale che senza alcun merito ho raccolto e che credo, come pochissime città, dona ai suoi cittadini in maniera gratuita, a 10 anni: è una commedia di Eduardo, una battuta di Totò, una canzone (come quelle di Pino Daniele, ndr). Quelle parole, canzoni, influiscono nella crescita e sono un pacchetto regalo incredibile. Per me è un trascorso di vita, ma anche un esilio, andai via a 18 anni, ci sono tornato a 30 per la serie di Gomorra. È una Napoli ritrovata, dove riapro il cerchio, come se avessi sentito il bisogno di tornare in quel centro storico che mi era mancato per tanto tempo e di imbattermi nella gente”. Per Marco D’Amore Gomorra è stata “Come una fidanzata con la quale doveva finire, ma che ho amato. È ormai una parte di me, per questo non mi devo slegare da niente, è stata un capitolo meraviglioso, spero tra 20 anni di essere ricordato per questo. Napoli Magica sta in quel solco. Credo in un cinema che non ha generi, dogmi, grammatiche, ma che a seconda delle emozioni e storie si può nutrire, un cinema libero e senza catene”.
Un cinema, che a febbraio, lo vedrà di nuovo sul set (da regista e interprete) per chiudere la sua personale trilogia. Come dice il proverbio, “vedi Napoli, e poi muori”. Ma poi rinasci ancora.