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Dall’Unione europea sono arrivati segnali di apertura al progetto del ponte sullo stretto di Messina. La conservatrice Adina Ioana Valea, commissaria europea per i Trasporti, ha annunciato la sua disponibilità, e quella della Direzione generale per la mobilità e i trasporti, a sostenere lo Stato italiano nelle spese della prima fase di realizzazione dell’opera, cioè lo studio di fattibilità tecnica ed economica.
“Aspettiamo un progetto solido per finanziare la prima fase di fattibilità e poi il progetto partirà” ha detto Valea in una dichiarazione riportata da Il Sole 24 Ore, a termine di un incontro con Matteo Salvini, ministro dei Trasporti del governo Meloni. “A parte avere un’intenzione, bisogna avere una fase di preparazione e poi essere pronti per la costruzione effettiva”, ha sottolineato, facendo intendere di aspettarsi molta concretezza nella realizzazione di un’opera di cui si parla da più di 50 anni.
Il ponte, in base a quanto affermato da Valean, sarà incluso all’interno delle Reti di trasporto trans-europee, o Ten-T in inglese, cioè l’insieme di infrastrutture di trasporto integrate, previste per sostenere il mercato unico, garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare crescita, occupazione e competitività dell’Unione europea. Dichiarazioni che mostrano l’esistenza di una volontà politica, anche all’interno dell’area conservatrice dell’esecutivo europeo, di portare a termine il progetto.
Ma l’infrastruttura, ancora prima dell’avvio dello studio di fattibilità pagato dall’Europa, nasce viziata di problemi e timori. A partire dalle infiltrazioni mafiose che, come spettri molto concreti, aleggiano attorno ai passati e futuri appalti e lavori, per arrivare alle problematiche ambientali, data la natura estremamente delicata dell’ecosistema dello stretto e il suo situarsi in una delle aree a più alto rischio sismico in Europa, come dimostrano le ultime analisi del gruppo di ricerca di sismologia e geodinamica del Politecnico di Zurigo.