giovedì, Giugno 8, 2023

Reddito di cittadinanza, chi lo perde dal 2023

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Uno degli interventi più profondi previsti dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2023 riguarda il reddito di cittadinanza. Dall’1 gennaio il contributo sarà infatti riconosciuto solo per sette o otto mensilità agli abili al lavoro tra i 18 e i 59 anni che non abbiano nel proprio nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni di età. 

Nel corso dell’esame della manovra svolto lo scorso 5 dicembre davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, la presidente dell’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) Lilia Cavallari ha riportato, tra gli altri, i dati ottenuti dalle simulazioni effettuate riguardo al reddito di cittadinanza stesso dall’organismo di vigilanza sulla finanza pubblica sulla base dei dati Inps.

Secondo l’Upb, le restrizioni messe in campo dal governo Meloni genereranno risparmi di spesa per 785 milioni nel 2023, che diventeranno 776 al netto dell’aumento automatico dell’assegno universale per i figli a carico. L’abolizione della misura, prevista per il 2024, produrrà invece risparmi per poco più di otto miliardi di euro annui, sette dei quali confluiranno nel nuovo Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione lavorativa.

Seppur riconoscendo “le criticità che si sono manifestate sin dall’introduzione del RdC, in particolare con riferimento al sostegno di coloro che non riescono a collocarsi nel mercato del lavoro” e la “necessità di interventi correttivi per renderlo più efficace come mezzo sia di contrasto della povertà sia di sostegno a chi non riesce a trovare un’occupazione”, l’Upb sottolinea in una nota che “sarebbe stato opportuno prevederne l’abolizione contestualmente all’introduzione di un nuovo strumento”.

Secondo la simulazione del’Upb, il 38,5% dei nuclei che oggi percepiscono il reddito di cittadinanza potrebbero perderlo già a partire da agosto 2023. Ma quali saranno i cittadini interessati da questo taglio?

  1. Composizione dei nuclei
  2. Aree geografiche
  3. Nazionalità
  4. Singoli beneficiari
  5. Situazione lavorativa

In attesa dell’abrogazione, per il 2023 le persone occupabili riceveranno il sussidio solo per 8 mesi. Dall’anno successivo scatta lo stop per tutti

Composizione dei nuclei

Tra coloro che smetteranno di ricevere il sostegno dopo agosto rientrano tre nuclei su quattro tra quelli formati da una sola persona. Soprattutto a causa della presenza di minori, la quota degli esclusi si abbassa al crescere del numero dei componenti.

Aree geografiche

La quota degli esclusi rimane costante nel confronto tra le ripartizioni geografiche, seppure risulti leggermente maggiore al Centro e nel Nord-Ovest, in cui si registra rispettivamente il 41,3 e il 40,8%. Considerando che il reddito di cittadinanza è percepito prevalentemente nel Mezzogiorno, la maggior parte degli esclusi sarà residente nel sud Italia.

Nazionalità

Saranno i cittadini stranieri i più colpiti dall’intervento, con il 41,8% di esclusi a fronte del 37,9% degli italiani. L’Upb spiega questo dato con la minore presenza di persone disabili all’interno dei nuclei dei primi.

Singoli beneficiari

Considerano i singoli beneficiari, la simulazione riporta che perderebbe il reddito solo il 22,9% dei soggetti, con una lieve prevalenza degli uomini sulle donne con il 25,2 contro il 20,7%. Una differenza giustificata da maggiori tutele per le seconde, dovute soprattutto alla presenza dei figli.

Situazione lavorativa

Con riferimento alla condizione professionale dei beneficiari, risulterebbe escluso dalla misura il 36,1% dei disoccupati e meno di un occupato su tre. Questi ultimi sono soggetti che percepiscono salari molto bassi, i cosiddetti working poors. Di questi ultimi, si legge nella nota dell’Upb, “sarebbe auspicabile tenere conto nel ridisegnare gli strumenti di sostegno alla povertà e all’inclusione attiva”.

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