lunedì, Dicembre 4, 2023

Twitter files: molto rumore per nulla

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Ma, cosa ancora più importante, finora non c’è stata la minima trasparenza sul processo decisionale adottato da Musk dal suo arrivo a Twitter. Dove sono le sue email? Quando sapremo qualcosa in più sul processo che ha portato alle sue scelte in materia di moderazione dei contenuti? Quando avremo modo di verificare se le sue dichiarazioni pubbliche corrispondono ai ragionamenti fatti in privato? Quando potremo sapere con che modalità sono state prese alcune importanti decisioni sul personale dell’azienda? La risposta è mai, con ogni probabilità.

La trasparenza di facciata di Musk ha come unico scopo quello di lusingarlo, alimentando falsi scandali sulla vecchia dirigenza di Twitter (che – non va dimenticato –  l’imprenditore ha notevolmente arricchito con l’acquisto della società). 

Capricci e deliri di onnipotenza

È difficile prendere sul serio chi si lamenta del fatto che il gruppo di persone che in passato era a capo di Twitter (e le cui qualifiche professionali comprendevano responsabilità manageriali) abbia effettivamente preso decisioni in materia di gestione aziendale, mentre allo stesso tempo acclama il consolidamento di queste funzioni nelle mani di un uomo solo. Quella di Musk non è trasparenza: sono capricci. Le sue bizze, secondo le quali dovremmo limitarci a credere alla sua parola rappresentano di fatto l’attuale politica di moderazione dei contenuti di Twitter. È difficile credere che qualcuno possa considerare tutto ciò un miglioramento.

Questo aspetto rispecchia la narrazione che più in generale viene propagandata dai fan di Musk in relazione all’acquisizione di Twitter, secondo cui l’imprenditore avrebbe in qualche modo emancipato l’azienda rendendola più democratica e responsabile. In termini di gestione, in realtà, Musk è semplicemente passato dalla democrazia oligarchica di un’azienda quotata in borsa – che, non a caso, era tenuta per legge a rendere pubbliche molte informazioni – a una dittatura personalistica.

Il sogno di Musk è essere libero da qualsiasi responsabilità. Non sta liberando “il popolo“, ma se stesso: trasformare Twitter in un’azienda privata serviva a fare in modo di non dover rendere conto agli azionisti o a un consiglio di amministrazione e per avere la facoltà di divulgare pubblicamente solo ciò che vuole. Con la sua tipica sfacciataggine, dopo aver concesso un accesso illimitato agli strumenti di Twitter a persone che si sono rivelate stenografi motivati ideologicamente per promuovere un messaggio a lui gradito, Musk ha inviato un’email in cui minacciava il suo staff di azioni legali nel caso in cui avessero fatto trapelare informazioni sull’azienda. A proposito di trasparenza. Musk sogna un mondo in cui nessuno gli dica “no“, un sogno solipsistico condiviso da fin troppi suoi fan.

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