sabato, Giugno 10, 2023

Ai ratti piace ballare sulle note di Lady Gaga

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Io – che passo le mie giornate a leggerla la musica, senza strumento, come fosse un romanzo di Tolst.oj, sentendomi addosso le note, che mi rimbalzano sullo sterno come se fossero biglie d’acciaio

Anche senza essere famosi e talentuosi pianisti in cerca della calligrafia delle passioni come il protagonista del romanzo Presto con fuoco di Roberto Cotroneo, tutti noi conosciamo bene l’effetto che certe musiche e certe canzoni ci fanno, con le note che ci rimbalzano addosso e, in alcuni casi, ci fanno rimbalzare. Il punto sta proprio in quell’apparente arbitrarietà ritmica, per la quale anche Charles Darwin non riteneva di poter dare una spiegazione convincente: “Se ci si chiedesse però perché i toni musicali in un certo ordine e ritmo procurino piacere all’uomo e ad altri animali, non potremmo dare spiegazione più convincente di quanto siamo in grado di darne per la piacevolezza di certi odori e gusti.

Davvero la predilezione per certi toni e ritmi è arbitraria quanto l’apprezzamento per le note floreali di un profumo o il gusto del gelato alla menta e cioccolato (che, tra parentesi, è il gusto di gelato più divisivo che mi sia mai capitato di incontrare)? Oppure potrebbero esistere ragioni biologiche, potenzialmente innate e condivise da più specie, in grado di spiegare certe preferenze musicali tra gli animali? 

Gli esseri umani tendono a percepire meglio e a sincronizzarsi con ritmi intorno ai 120-140 battiti per minuto (BPM), che sono anche i ritmi caratteristici di canzoni di grande successo come Viva la vida dei Coldplay o Beat it di Michael Jackson. Per capire meglio le origini di questo successo ritmico si possono formulare due ipotesi: la prima è collegata alla struttura del corpo e alle conseguenti caratteristiche dei movimenti, per cui il ritmo ottimale umano potrebbe, per esempio, essere determinato dalla tipica frequenza di una camminata e sarebbe perciò molto diverso dal ritmo ottimale di un altro animale molto più piccolo, come un ratto, che con le sue corte zampette non potrebbe certo stare al passo delle gambe umane. La seconda ipotesi chiama invece in causa il cervello e in particolar modo la velocità con cui le informazioni vengono elaborate nella corteccia uditiva, aprendo la strada alla possibilità che le preferenze ritmiche siano indipendenti dalle caratteristiche strutturali del corpo di ciascun animale e quindi, in modo molto affascinante, forse condivise tra più specie.

L’esperimento

Alcuni ricercatori dell’università di Tokyo, oltre ad avere elaborato queste iniziali ipotesi, hanno poi pensato a specifici esperimenti, coinvolgendo come soggetti sperimentali roditori e umani, per vedere quale dei meccanismi ipotizzati fosse realmente all’opera.

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