martedì, Settembre 26, 2023

Roma, il progetto per candidarla all'Expo 2030

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Tor Vergata si trasforma in un distretto di innovazione e di sostenibilità. Lo studio di design internazionale Cra – Carlo Ratti Associati, insieme all’architetto Italo Rota e all’urbanista Richard Burdett, svela il progetto per la candidatura di Roma per Expo 2030. Il progetto prevede l’impiego di energia da fonti rinnovabili con il contributo di ogni paese al parco solare che darà energia all’esibizione e inizierà un processo di decarbonizzazione del quartiere. Tutti i padiglioni della capitale – incluso il complesso delle Vele, riqualificato da Santiago Calatrava – sono stati progettati per essere totalmente riutilizzabili dopo l’evento, trasformando l’area in un distretto di innovazione.

Ripensare Tor Vergata

Secondo il progetto, Expo 2030 Roma avrà luogo a Tor Vergata, la grande area del comune di Roma che ospita l’omonima università, uno dei principali centri accademici in Italia, ma anche un quartiere residenziale densamente abitato. Tuttavia, il quartiere ha vissuto una fase di trascuratezza negli ultimi decenni. Il progetto ha lo scopo di invertire il processo verso uno sviluppo sostenibile e a lungo termine. Dopo Expo 2030 tutti i padiglioni verranno riutilizzati per diverse funzioni, dando forma a un nuovo distretto dell’innovazione nella capitale. Il progetto è stato sviluppato da diversi partner tra cui Arup per la sostenibilità, le infrastrutture e i costi, Land per la progettazione del paesaggio, e Systematica per la mobilità.

Il progetto del parco solare di Expo mostra come questa trasformazione contribuirà al processo di decarbonizzazione. Il parco solare di Roma occuperà un’area di 150mila metri quadrati e vanta una capacità di produzione di 36 megawatt, diventando così il più grande parco solare nel mondo urbano accessibile al pubblico. È composto da centinaia di “alberi energetici” che aprono e chiudono i loro pannelli durante la giornata, raccogliendo energia mentre offrono ombra ai visitatori. Dall’alto, l’infrastruttura conferisce all’intero sito dell’Expo il caratteristico aspetto di un mosaico. Questa complessa rete energetica è completata dal padiglione Eco-system 0.0, l’edificio più alto di Expo.

Expo Roma 2030 punta ad aprire nuovi orizzonti per le esposizioni universali e altri eventi su larga scala – spiega Carlo Ratti, partner fondatore di Cra e direttore del Mit Senseable City Lab -. Il nostro progetto impiega processi collettivi di costruzione della città, nuove strategie di energy sharing e trasformazioni urbane inclusive che vanno oltre l’evento”.

Il piano dell’Expo di Roma

Il progetto suddivide Expo 2030 Roma in tre aree principali: la City, il Boulevard e il Park. La disposizione è caratterizzata da una graduale transizione dall’ambiente urbano a quello naturale se ci si muove da ovest verso est. A ovest, la città funziona come un villaggio Expo e diventerà un’estensione del campus dell’università Tor Vergata dopo l’evento. Il viale, l’asse pedonale centrale, costituisce un percorso attraverso i padiglioni. Infine, il parco, a est, è costituito da una rigogliosa vegetazione ed edifici tematici tra cui il Pale Blue Dot, un padiglione dedicato alla divulgazione sul mondo naturale.

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