giovedì, Giugno 8, 2023

Il binge-watching fa male al sonno, lo dice la scienza

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In un mondo in cui la disponibilità di contenuti televisivi in streaming online è sconfinata, il binge-watching, ovvero la visione prolungata e di un consistente numero di episodi della stessa serie tv in un’unica sessione, è un passatempo sempre più diffuso tra gli adolescenti e i giovani adulti.

“Sei ancora lì?”
“Sì, Netflix. Sono solo le 2 di notte. Non chiedermelo più e fai partire il prossimo episodio di Mercoledì, che domani ho la sveglia alle 7 e non ho tempo da perdere”.

Da alcuni anni, queste “abbuffate” di episodi sono diventate oggetto di ricerca da parte di psicologi e sociologi che si occupano di studiare, in maniera empirica, le diverse cause del binge-watching e i suoi possibili effetti negativi sulla salute mentale degli spettatori. Dalla letteratura scientifica sull’argomento emerge, in particolare, un’associazione tra binge-watching e cinque forme di disagio mentale: depressione, solitudine, ansia, stress e problemi di sonno.

Il rapporto tra scarsa qualità del sonno e binge-watching è stato approfondito anche in un recente studio condotto da alcuni ricercatori italiani dell’università La Sapienza di Roma e dell’università degli studi di Parma, i quali hanno condotto un esperimento che ha coinvolto circa 460 partecipanti. I risultati di questo lavoro – dove la prima firma è di Valentina Alfonsi, dottoranda all’università La Sapienza di Roma – hanno evidenziato una relazione tra uno specifico tipo di binge-watching, che gli autori definiscono problematico, e i problemi di sonno.

Non di tutta l’erba un fascio

Prima di approfondire i risultati di questo studio, è bene specificare che il binge-watching è un fenomeno eterogeneo e multidimensionale che non implica necessariamente l’esistenza di una dipendenza comportamentale o di un problema di salute mentale.

Evidenze scientifiche mostrano, infatti, che dietro queste maratone televisive possono esserci una vasta gamma di ragioni. In alcuni casi, il binge-watching è un’abitudine innocua che nasce dal desiderio di intrattenimento, curiosità e integrazione sociale. Insomma, farsi una scorpacciata di episodi di tanto in tanto non implica necessariamente l’esistenza di un problema.
Al contrario, il binge-watching diventa un modello problematico di rapporto con il mezzo televisivo quando si trasforma in una strategia per combattere la solitudine, sfuggire alle emozioni negative ed evadere da una realtà sgradevole. Alcuni studi hanno dimostrato che per coloro che utilizzano i contenuti offerti dalle piattaforme di streaming per superare esperienze di vita fastidiose o stressanti, il binge-watching rischia di assumere i contorni di una dipendenza comportamentale, incidendo negativamente sul benessere mentale e sulla capacità di concentrazione.

Chi dorme non guarda Netflix

Quello condotto da Alfonsi e coautori è il primo studio ad aver indagato la correlazione tra la mancanza di sonno e il binge-watching in tutta la sua complessità, distinguendo quindi tra la dimensione patologica e quella salutare di questo passatempo. Tramite una serie di appositi questionari, a ogni partecipante all’esperimento è stato chiesto di valutare e riferire il proprio rapporto con la televisione e le piattaforme di streaming, il livello di benessere emotivo e psicologico e la qualità del sonno.

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