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Come interagiscono memoria e tecnologia? E quali opportunità ci possono essere all’interno della silver economy? Secondo i Quaderni di approfondimento dell’Osservatorio di Itinerari Previdenziali, la silver economy, ovvero l’insieme delle attività economiche rivolte alle persone con più di 65 anni, vale il 30% del Pil calcolato nel 2020 e sarebbe dunque nelle previsioni quantificabile tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro. In particolare, la fascia demografica sopra i 65 anni è quella che ha visto aumentare il proprio reddito medio e diminuire la povertà. Un mercato a cui la tecnologia deve guardare con grande consapevolezza valutando non solo le buone capacità economiche ma anche le caratteristiche plausibili nelle scelte di spesa, considerando che all’avanzare degli anni non si è particolarmente proiettati al futuro, ma anzi, si fa spesso fatica ad adattarsi al presente e che uno dei bisogni peculiari di chi oltrepassa una certa fascia di età è di mantenere un’ancora identitaria nel passato e semplicità di utilizzo. D’altra parte, il tema del patrimonio culturale è uno di quelli che sta muovendo più risorse economiche tra quelle previste dal Pnrr, anche perché viene associato proprio alla ricucitura identitaria – sia individuale che sociale – e al rinforzo della riserva cognitiva, utile a ridurre l’impatto delle perdita fisiologica di memoria dovuta all’invecchiamento.
Arte e benessere
Gli aspetti sul benessere delle persone dell’arte e il suo contributo su più fronti (il filosofo Alain de Botton indica tra le funzioni la correzione della memoria, il portare speranza, ridare dignità al dolore, la risensibilizzazione, l’autoconsapevolezza) sono ormai oggetto di molti studi e dell’attenzione da parte dell’Oms , un aspetto di welfare che spesso si traduce in iniziative della ricerca e dell’industria digitale volte a far entrare direttamente nelle case tecnologia e cultura.
C’è poi il tema della memoria e della cultura popolare, quella che ha accompagnato l’identità della persona nel suo vivere quotidiano, fissandosi nella memoria autobiografica e ne ha rappresentato il contesto di vita nell’età più attiva. Vale allora la pena incrociare invecchiamento attivo e cultura, entrambi topics dell’Agenda 2030 e dunque fonte di attenzione da parte di chi investe in tecnologia. Secondo una ricerca realizzata da Format Reaserch con la collaborazione dell’associazione 50&Più il primo capitolo di spesa degli over 65 è nell’allestimento domestico, a conferma che la personalizzazione dell’ambiente di vita, compresi gli accessori tecnologici che lo abitano e i contenuti che questi veicolano, rappresenta la priorità per sentirsi bene. Se la paura maggiore è quella di non essere indipendenti, è chiaro che la tecnologia scelta da chi ha resistenze tecnologiche, oltre che fisiche, dev’essere particolarmente accessibile.
Silver podcast
In questo senso gli smart speaker sembrano essere una buona opportunità, se adeguatamente preparati con contenuti ad hoc. Una conferma delle opportunità offerte dalle tecnologie vocali nel far superare le barriere culturali verso la tecnologia, soprattutto nella popolazione più matura, era stata data con il progetto Voice4Health, condotto dal Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano EngageMinds Hub in collaborazione con DataWizard e con il contributo (“non condizionante”) di Amazon. Amazon, anche se ha chiara l’importanza dei contenuti vocali per il mercato silver, nella sua ultima ricerca sui dati d’ascolto dei podcast per Audible (ma anche degli audiolibri) ha tuttavia per ora escluso nella fascia over 65 dalla sua ricerca su podcast e audiolibri (potenzialmente veicolabili da smart speaker).
“Il nostro sondaggio ha però individuato un’evoluzione nella conoscenza dei podcast nella fascia tra i 50 e i 64 anni, questo grazie al fatto che anche durante il Covid le abitudini dei più giovani hanno contaminato quelle delle persone più mature” spiega Giorgio Pedrazzini, Senior Consultant di NielsenIq a cui Audible ha commissionato la ricerca sui dati d’ascolto di podcast e audiolibri. “La quota degli ultracinquantenni che non conoscono i podcast si è ridotta dal 39% dell’anno scorso al 30%”. Secondo la ricerca i podcast sono percepiti anche come un rimedio alla solitudine (35%) come un sostegno per superare lo stress (33%) e un antidoto alla noia.