mercoledì, Dicembre 4, 2024

Fusione nucleare, a che punto siamo in Europa

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“Il Livermore ha già ottenuto un saldo positivo di energia da fusione che a Iter deve essere ancora raggiunto, ma Iter ha un obiettivo ancora più ambizioso perché invece del 150% vuole fare il 1000%, ovvero conseguire un guadagno di potenza a fattore 10, ottenendo 500 mW di potenza di fusione per diverse decine di secondi”, spiega Paola Batistoni, responsabile della sezione sviluppo di Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

L’Enea coordina i 21 partner scientifici italiani presenti nel gruppo di ricerca Eurofusion, a cui aderiscono 26 stati dell’Unione europea più Svizzera, Regno Unito e Ucraina. Il consorzio, finanziato anche dalla Commissione europea con un grant, ha condotto gli esperimenti del Joint European Torus a Oxford con risultati record. A febbraio il tokamak era riuscito a mantenere le condizioni di fusione a confinamento magnetico per cinque secondi, producendo 11 mW di potenza e 59 mj, una quantità di energia già molto superiore rispetto a quella generata dal Livermore.

Nonostante la recente svolta nel settore, ci vorrà parecchio tempo prima di ottenere quantità sufficienti di energia pulita

Ricerca e non solo

“In California si è badato a ottenere un risultato scientifico, mentre Iter sarà già un reattore sperimentale che oltre a conseguire un test scientifico servirà anche per definire la fattibilità tecnologica, superando la dimensione del laboratorio – spiega Batistoni -. Iter non sarà solo un tokamak, una camera toroidale a forma di ciambella con spire magnetiche come le macchine sperimentali fin qui utilizzate, ma verrà già equipaggiato di tutti i sistemi necessari, per esempio avrà già i magneti superconduttori, un divertore e componenti per l’autosufficienza del trizio che un domani potremo utilizzare nel reattore Demo per la produzione di energia a usi civili da immettere in rete. Le tecnologie per creare alcune di queste componenti mancano ancora, ma ci stiamo lavorando in parallelo”.

Jet è una macchina sperimentale dotata di magneti di rame per il confinamento del plasma che limitano a livello costitutivo la possibilità del tokamak di lavorare per non più di cinque secondi, ma ha ugualmente raggiunto la fusione e confermato le previsioni di performance di Iter, progetto al quale è collegato. “Grazie a Jet si è imparato a mantenere un plasma in condizioni di fusione, non ancora autosostenuta perché abbiamo ottenuto solo un terzo della potenza rispetto a quella immessa, ma siamo andati vicini al pareggio – spiega Batistoni -. In Iter potremo lavorare per durate maggiori grazie a magneti superconduttori, questo ci dà la fiducia di poter raggiungere l’obiettivo. Intorno al plasma dovremo costruire un reattore con tutte le tecnologie per operare in condizione sicura ed economica, sebbene ne manchino essenzialmente due: lo sviluppo di materiali da usare all’interno del reattore e un ciclo chiuso per l’autosufficienza del trizio“.

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