sabato, Giugno 10, 2023

Terre rare, scoperto in Svezia il più grande giacimento europeo

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Il gruppo minerario svedese Lkab ha annunciato di aver scoperto a Kiruna, nel paese scandinavo, il “più grande giacimento conosciuto in Europa di terre rare. In particolare, secondo le stime dell’azienda, i significativi depositi conterrebbero oltre un milione di tonnellate di questi preziosi minerali per l’industria del digitale e delle energie verdi.

Questa notizia – afferma in una nota il presidente e amministratore delegato del gruppo Jan Moström – è buona non soltanto per Lkab, la regione e il popolo svedese, ma anche per l’Europa e il clima”. Secondo l’ad, il deposito “potrebbe diventare un elemento fondamentale per la produzione delle materie prime che sono assolutamente cruciali per consentire la transizione verde”.

Le terre rare sono infatti essenziali in tantissimi processi di produzione ad alta tecnologia e sono utilizzate per produrre, tra gli altri, veicoli elettrici, turbine eoliche, dispositivi elettronici portatili, microfoni e altoparlanti. “L’elettrificazione, l’autosufficienza e l’indipendenza dell’Unione europea da Russia e Cina – spiega il viceministro dell’Energia, delle imprese e dell’industria della Svezia Ebba Buschinizieranno nella miniera. Dobbiamo rafforzare le catene del valore industriale in Europa e creare reali opportunità per l’elettrificazione delle nostre società”. 

La politica – prosegue Busch – deve dare all’industria le condizioni per passare a una produzione verde e senza fossili. Qui l’industria mineraria svedese ha molto da offrire. La necessità di minerali per portare a termine la transizione è grande”.

La portata della notizia è notevole, considerando che la produzione europea di terre rare è residuale. Il continente è dunque dipendente dalle importazioni dall’estero, specialmente dalla Cina. Il dato mal si concilia con la domanda, destinata a salire nei prossimi anni a causa della transizione energetica. La strada per iniziare a estrarre le terre rare dal giacimento scoperto in Svezia sembrerebbe comunque essere lunga. Nonostante Lkab abbia affermato di voler presentare domanda per la concessione di sfruttamento già nel 2023, “ci vorranno – spiega Moström – almeno 10-15 anni prima che possiamo effettivamente iniziare a estrarre e fornire materie prime al mercato”.

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