sabato, Giugno 10, 2023

Vaccini, pagare le persone per farli sembra funzionare

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Per corroborare i risultati ottenuti, i ricercatori hanno integrato lo studio svedese con un altro studio randomizzato svolto negli Stati Uniti, che ha esaminato gli effetti degli incentivi per i vaccini. Nel paese, durante il lancio del vaccino contro Covid-19 diversi stati avevano offerto allettanti ricompense per convincere le persone a vaccinarsi, come la possibilità di vincere un milione di dollari in Ohio, una licenza di caccia nel Maine o una birra gratis nel New Jersey. Il team ha coinvolto oltre tremila persone da dodici stati, dividendole poi in due gruppi, comunicando solo a uno dei due che il proprio stato offriva degli incentivi (il fatto che molte persone non erano a conoscenza dei programmi, che non erano stati molto pubblicizzati, ha reso possibile l’esperimento). Meier e i suoi colleghi hanno appurato che informare le persone sull’esistenza dei programmi di incentivi non ha avuto conseguenze indesiderate.

Risultati universali?

Sebbene rinforzino la validità dell’idea di pagare le persone per vaccinarsi quando inevitabilmente emergerà la prossima pandemia, questi risultati non possono essere applicati a livello globale. Ana Santos Rutschman, docente di diritto alla Villanova University negli Stati Uniti ed esperta di leggi e politiche sui vaccini, è scettica sul fatto che i risultati si applichino davvero negli Stati Uniti come in Svezia. Pur essendo entrambi paesi ad alto reddito, la popolazione americana è più eterogenea di quella dell’Europa nord-occidentale per quanto riguarda fattori come l’etnia e la disuguaglianza di reddito: “È un po’ come se fossero mele e pere“, dice la docente. Meier ribatte sottolineando le somiglianze nei dati raccolti nei diversi stati americani; se gli incentivi funzionassero per gli abitanti della progressista California allo stesso modo che in Louisiana, roccaforte repubblicana, questo potrebbe suggerire che le differenze a livello di popolazione non rappresentano un problema.

Allo stesso tempo, Meier riconosce che non è detto che il nuovo articolo scientifico del suo team preveda cosa accadrà in altri paesi. I risultati potrebbero per esempio cambiare in una nazione dove la fiducia nel governo è particolarmente scarsa, o in paesi a basso reddito. Lo studio però partiva con un obiettivo diverso: “Il nostro scopo era quello di avere un articolo che offrisse alcuni strumenti per verificare le conseguenze indesiderate e che facesse da esempio“.

Dibattito aperto

Il ricercatore ammette anche che i dati ottenuti dal team non esauriscono del tutto il dibattito etico che circonda gli incentivi ai vaccini. Nonostante non sia emerso alcun legame evidente tra il reddito dei partecipanti e la probabilità che questi accettassero il vaccino e il pagamento, Meier evidenzia che “solo perché dimostriamo che non sembra esserci coercizione sulla base di questi risultati e con la cifra [offerta, ndr], questo non significa che sia giusto sotto tutti i punti di vista etici”.

Per Jecker esistono metodi di persuasione meno invasivi, ma comunque efficaci, che non prevedono di pagare le persone. Per alcuni gruppi, avere modo di parlare con i leader della propria comunità potrebbe rivelarsi un approccio altrettanto valido, se non addirittura più efficace. Durante un evento estremo come una pandemia globale, tuttavia, potrebbe arrivare il momento in cui la necessità di accelerare la diffusione del vaccino supera i rischi legati agli approcci più decisi.

Quando arriverà quel momento, con ogni probabilità questo dibattito tornerà in primo piano. Ora però abbiamo perlomeno delle prove che dimostrano che offrire alle persone del denaro per fare un vaccino non comprometterà l’integrità della società. Alla prossima pandemia, forse dovremmo farci trovare più pronti a fare un tentativo.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.

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