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Il segnale può essere fatto molto velocemente, durante una videochiamata o quando, per esempio, si apre la porta per firmare una lettera o si riceve un pacco. Inoltre, assomigliando a un semplice saluto con la mano è difficile da individuare e può salvare le vittime da ripercussioni per aver cercato aiuto. Il gesto consiste quindi nel piegare verso il palmo della mano il pollice, tenendo le altro quattro dita in alto, per poi chiuderle a pugno coprendo il pollice, come mostra l’immagine sopra.
Il segnale di aiuto non fa riferimento a lettere, parole o concetti nelle diverse lingue dei segni usate dalle persone non udenti. Inoltre, a differenza di altri codici di aiuto contro la violenza domestica non deve essere pronunciato a voce, non lascia segni e non fa scattare immediatamente azioni che possano mettere in pericolo le vittime.
Come agire in maniera sicura una volta riconosciuto il segnale
Come precisa la Canadian women’s foundation, il segnale non indica una richiesta di aiuto immediata verso le forze dell’ordine ma “raggiungimi in modo sicuro”. La vittima potrebbe trovarsi in diversi livelli di difficoltà, tra cui abusi perpetrati già denunciati, ma che non hanno ricevuto azioni concrete di tutela dalle forze dell’ordine, oppure potrebbe non essere in grado di rivolgersi alle forze dell’ordine per paura dell’incolumità di altre persone care, come figli o parenti.
Per questo il segnale si configura come una richiesta di ascolto, informazioni o aiuto nel trovare dei servizi di assistenza. Certo, potrebbe anche indicare una richiesta di avvertire le autorità, ma la Canadian women’s foundation suggerisce di non darlo per scontato e di agire in base al contesto e, generalmente, lasciare alle vittime l’iniziativa, a meno che non si notino situazioni di immediato pericolo in cui è necessario intervenire. Chayn Italia ha raccolto qui alcuni suggerimenti molto utili su come agire.
Per intervenire in sicurezza in queste situazioni, infatti, è necessaria una grande competenza. Nel caso non si abbiano relazioni con le persone da cui si è ricevuto il segnale, la cosa migliore da fare è chiamare i centri antiviolenza di Donne in rete contro la violenza (Di.Re), i cui numeri di telefono per tutta Italia sono consultabili in questo elenco. Inoltre è attivo anche il numero antiviolenza e stalking 1522 della presidenza del Consiglio, attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno e raggiungibile gratuitamente.
I dati della violenza sulle donne
Il 2022 si è concluso con 120 femminicidi e, in soli 16 giorni, nel 2023 sono già tre le donne uccise. Rispetto ai dati dell’anno scorso e compresi quelli compiuti nel 2023 finora, 100 omicidi sono stati commessi in ambito familiare e 62 direttamente dal partner o dall’ex partner. Dati che non sorprendono, perché le forme più gravi di violenza, riporta il ministero della Salute, avvengono sempre per mano di parenti, amici o partner, tra cui il 62,7% degli stupri, tutti a opera dei partner.
Durante la pandemia da coronavirus, a causa delle restrizioni sanitarie che hanno costretto le persone in casa per evitare la diffusione del contagio, le violenze sono aumentate, mentre a diminuire sono state le possibilità per le donne di denunciare. Soprattutto nel caso di donne senza lavoro, obbligate a condividere costantemente lo spazio con i propri aggressori e con ancora meno possibilità di comunicare con il mondo esterno. Questo insieme di circostanze ha così compromesso ulteriormente l’incolumità delle donne, sia per la mancanza di relazioni sociali, sia perché la costante presenza dagli aggressori in casa rende impossibile chiedere aiuto parlando liberamente al telefono o scrivendo messaggi.