giovedì, Giugno 8, 2023

Fintech, le 10 tendenze del 2023

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Gli scenari per l’innovazione nel fintech nel 2023 firmati da una quota crescente di osservatori riscrivono uno dei capisaldi della narrazione cucita attorno al concetto di startup: quello che la crescita vertiginosa possa basarsi sulle aspettative. L’anno appena concluso ha rappresentato un ruvido risveglio: si era aperto a gennaio con il processo a Elizabeth Holmes, fondatrice della startup medica Theranos, poi condannata a undici anni di reclusione. Nei mesi successivi, alle conseguenze della pandemia si sono sommate quelle dell’invasione russa dell’Ucraina, dell’inflazione e dell’aumento del costo del denaro, mai così alto da decenni per scelta delle banche centrali. Una miscela indigesta.

Una bolla che si sgonfia

I titoli i cui modelli di business dipendono dal denaro a basso costo stanno scomparendo, così come le società che hanno finanziato le perdite cercando di scalare rapidamente anche dove l’aspetto economico non ha funzionato – sintetizza Jody Jonsson, equity portfolio manager di Capital Group, una società d’investimenti, guardando ai prossimi dodici mesi -. Un tempo i mercati pagavano generosamente per la crescita futura, ma ora, con tassi di interesse più alti, sono meno disposti a farlo”. Tra le realtà che si trovano a fare i conti con le misure drastiche delle banche centrali ci sono quelle del buy now, pay later: in fortissima ascesa negli scorsi anni ma su cui al momento (come sottolineato dalla Banca d’Italia) aleggiano “incertezza” e “scetticismo”, oltre a cambiamenti attesi nello scenario regolatorio.

Il discorso vale anche per le fintech: sono 630 quelle italiane censite dall’Osservatorio dedicato del Politecnico di Milano. Nel 2022 la raccolta è andata bene, un miliardo di euro su 3,7 totali da quando sono cominciate le rilevazioni. Ma anche in questo caso, l’entusiasmo degli anni passati è temperato dal bagno di realtà imposto dagli eventi.

Una governance soffocante

Le ricorsività sono tipiche del mondo bancario e finanziario – prova a stemperare Laura Grassi, docente e direttrice dell’Osservatorio milanese -. Ma c’è un altro tema che si intravede: quello della competizione. Se fino a pochi anni fa la difficoltà per le aziende della finanza digitale era aprirsi un mercato e guadagnarsi la fiducia di fondi di investimento scettici, oggi il problema è la concorrenza, che porta inevitabilmente a fare comparazioni tra i servizi”.

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