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The Last of Us non è una serie action ma quando l’azione arriva è cruenta, vivida e realistica, anche se la produzione allontana sempre la telecamera dalle scene più truculente; la cronaca del rapporto filiale tra Ellie e Joel, due personalità brusche e diffidenti che diventano man mano una famiglia è reale, si prende i suoi tempi ed è toccante e bellissima. La serie è confezionata con altrettanta cura, dal makeup dei mostri alla ricostruzione delle città inghiottite dal disfacimento, fino alle musiche di Gustavo Santaolalla (lo stesso autore di quelle del videogioco). Proprio quella colonna sonora bella e struggente è la chiave di lettura di The Last of Us, serie e videogame: non la storia di un’umanità abbrutita, bensì di Joel ed Ellie, ovvero di chi quell’umanità l’ha conservata. Ciò che lo show vanta di diverso rispetto ad altre decine di adattamenti di storie di zombie – compreso quella The Walking Dead di cui tutti cercano un erede – è la grazia e l’amore degli autori. Non c’è – e se c’è non si percepisce, quindi va bene lo stesso – l’intento ossessivo e malamente celato di blandire il pubblico e di impressionarlo tipico di tante altre produzioni.
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La telecamera volge rispettosamente lo sguardo altrove quando un personaggio disperato si toglie la vita e scosta lo sguardo dalle conseguenze delle barbarie di coloro che massacrano le proprie vittime; indugia invece, sulla delicatezza del rapporto che si salda tra Joel e Ellie, due contro tutto il resto del mondo. La critica all’umanità c’è ed è spietata, specialmente quando indugia su leader fanatici senza rispetto per la vita. In nessun frangente lo show scade nella spettacolarizzazione di morte e violenza (in un’altra sedere magari riprenderemo il discorso sul videogame e sul suo seguito). Pedro Pascal e Bella Ramsey, entrambi lanciati da Il trono di spade, sono due mostri di bravura e l’unica cosa che turba la nascita di questa bella serie sono le critiche sciagurate ricevute da quest’ultima sulla propria avvenenza da parte da seguaci del videogioco con un discutibile attaccamento verso l’aspetto di un personaggio quattordicenne.