mercoledì, Settembre 27, 2023

Libri: perché li accumuliamo senza leggerli? La risposta definitiva dal Giappone

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Questa prassi, molto più diffusa delle due precedenti, riguarda infatti tutte quelle persone che acquistano libri con il preciso intento di leggerli. Li ripongono sugli scaffali (o sopra il comodino, o in giro per la casa) in attesa di iniziare con la lettura e poi li abbandonano per un tempo indefinito. Come mai? 

Perché nel frattempo acquistano nuovi volumi che rubano il loro interesse. Ad un certo punto però anche parte dei “nuovi” volumi diventeranno datati, perché saranno sostituiti e soppiantati da acquisti ancora più recenti.

Facciamo un esempio. Se chi tende ad abbandonarsi allo Tsundoku acquista dieci libri, inizierà – nella migliore delle ipotesi – a leggerne uno nel breve periodo, e lascerà i restanti nove in attesa nella libreria. Con molta probabilità, mentre è impegnato nella lettura, la sua curiosità sarà rapita da altri tomi che deciderà di acquistare. Diciamo quattro, a titolo esemplificativo.

Uno fra questi si trasformerà, magari, nella lettura successiva. I restanti tre, invece, entreranno a far parte della cosiddetta “pila della vergogna dei libri non letti” insieme ai nove precedenti e a chissà quanti altri ancora. E così via, potenzialmente all’infinito.

I benefici dello Tsundoku

Lo Tsundoku, però, è considerato una pratica per nulla negativa. C’è da dire, intanto, che riguarda soprattutto quelli che nel gergo vengono definiti lettori forti e cioè coloro che hanno letto almeno 12 libri nell’arco di un anno.

È stato stimato che nel 2022 in Italia i lettori forti sono stati solo il 15,2% della popolazione, una percentuale decisamente bassa. Sapere che il mercato editoriale può contare almeno su uno zoccolo duro di appassionati che continueranno ad acquistare libri, è quindi, comunque, una buona notizia.

Ma comprare libri, a prescindere dal fatto che si leggano o meno, crea anche benefici per la salute. Il solo gesto di acquistare un oggetto – come è stato ampiamente dimostrato da diverse indagini condotte nell’ultimo decennio – risolleva l’umore di chi compra. E se si tratta di libri c’è un ulteriore punto a favore.

Lo scrittore statunitense Alfred Edward Newton, che ha vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900 e si definiva un bibliofilo. sosteneva  che: “Anche quando non si possono leggere, la presenza dei libri posseduti produce una forma di estasi: l’acquisto di più libri di quanti se ne possano leggere è nientemeno che un tentativo dell’anima di avvicinarsi all’infinito. Apprezziamo i libri anche se non li abbiamo letti, il solo fatto di saperli vicini ci fa sentire comodi. Solo saperli disponibili ci trasmette sicurezza”.

Avere in casa dei libri, guardarli, annusarli (si, c’è chi lo fa) è in effetti – per chi li ama –  una sorta di rimedio alla tristezza. Una cura per le piccole, grandi ferite quotidiane, regalata da uno speciale e unico senso di attesa che si nasconde tra le pagine sconosciute.

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