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Pfizer, azienda leader mondiale dell’industria farmaceutica, offrirà a un prezzo di produzione, senza guadagnarci, tutto il proprio portafoglio di farmaci a quarantacinque paesi a basso reddito. L’iniziativa, annunciata il 17 gennaio in occasione del World economic forum di Davos, rappresenta di fatto un’estensione del programma An accord for a healthier world (Un accordo per un mondo più sano).
Attraverso tale piano, lanciato lo scorso maggio, il colosso statunitense aveva reso disponibili in alcune delle nazioni più povere del mondo ventitré dei propri farmaci brevettati, tra cui l’antivirale contro Covid-19 Paxlovid e il medicinale per il trattamento contro il cancro al seno Ibrance.
Adesso, secondo quanto riporta Reuters, salirà a cinquecento il numero dei prodotti totali disponibili a prezzo calmierato, e comprenderà anche tutti quelli non brevettati. Ne potrà usufruire un bacino di circa 1,2 miliardi di persone, che popolano paesi poveri come Afghanistan, Haiti, Corea del Nord, Kirghizistan, Ruanda, Uganda, Senegal, Eritrea e Cambogia.
Secondo le stime dell’azienda, i farmaci che saranno messi a disposizione, tra i quali figurano anche medicinali chemioterapici, potranno permettere di curare potenzialmente quasi un milione di casi di tumore che altrimenti non sarebbero stati coperti.
Il programma prevede anche la dotazione ai paesi indigenti di un gran numero di antibiotici. Secondo il colosso statunitense, l’apporto di questi prodotti aiuterà a prevenire più o meno, ogni anno, un milione e mezzo di morti dovute a infezioni batteriche negli ospedali e nelle cliniche.
L’annuncio di Pfizer arriva in un periodo storico in cui l’industria farmaceutica è sotto i riflettori. In particolare, lo sono le aziende che hanno prodotto e venduto con elevati profitti i vaccini contro Covid-19 e la società newyorkese, insieme a BioNTech, ha realizzato uno di quelli più diffusi al mondo.
I prezzi di tali farmaci, spesso alti anche per i paesi più ricchi, sono generalmente giustificati dalle aziende del settore con gli alti costi che l’introduzione sul mercato di nuovi trattamenti e vaccini richiede, spesso a causa dei numerosi tentativi falliti nel corso del loro sviluppo.