Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Anche i primi devoti cristiani amavano cercare modi per sfruttare al massimo le giornate. Proprio come oggi siamo ossessionati dalle bizzarre routine degli imprenditori tecnologici, il teologo del IV secolo Agostino d’Ippona si interrogava sulle strategie per la produttività adottate dagli apostoli. Ne Il lavoro dei monaci, Agostino si chiedeva come Paolo suddividesse la sua giornata. Se l’apostolo avesse trascritto le proprie abitudini, i monaci avrebbero avuto a disposizione una preziosa guida da seguire, scriveva Agostino. Altri monaci però ci hanno lasciato delle linee guida: La Regola benedettina, del VI secolo, stabiliva una rigida routine per i monaci, che comprendeva consigli su quando e cosa mangiare, quanto tempo lavorare e come mantenere le proprie abitudini durante i viaggi.
Il rapporto con le innovazioni
Naturalmente, anche la migliore delle routine può essere vanificata dalle nuove tecnologie. Nel IV secolo, una strana innovazione iniziò a insospettire i monaci: il codice. Precursore del libro, il codice offriva un modo più elegante di organizzare i testi lunghi rispetto ai rotoli di pergamena, che fino ad allora erano stati il modo più diffuso di conservare i testi. Grazie a pagine facili da contare e alla sua forma simile a un cuscino, alcuni monaci temevano che i codici avrebbero distolto l’attenzione dei monaci dal contenuto delle pagine.
Altri però intravidero le potenzialità per il miglioramento dell’apprendimento della nuova tecnologia. “Quando i critici moderni delle distrazioni suggeriscono che dovremmo leggere più libri, devono ringraziare i monaci per gli sforzi che hanno reso questa tecnologia un alleato più efficace nella lotta per la concentrazione“, scrive Kreiner. Le nuove tecnologie offrono modi per andare più a fondo nel nostro lavoro, ma solo se le usiamo nel modo giusto.
A dispetto delle convinzioni comuni, forse i monaci non sono poi così tecnofobi. Oggi, per esempio, le suore usano TikTok per mostrare al mondo i loro chiostri. Kreiner immagina che anche i primi devoti cristiani si sarebbero cimentati con i social media. In fondo, è stato San Girolamo a inventare l’antenato dei subtweet, i post su Twitter che parlano di altri utenti senza citarli direttamente: “Era così critico che quando diceva qualcosa che gli altri monaci avevano paura stesse parlando di loro”, racconta Krieiner.
Invece di rivolgersi ai moderni guru della produttività, forse potremmo trarre un po’ di saggezza dallo studio della vita dei primi stacanovisti della storia. Proprio come noi, i monaci dubitavano di loro stessi e cercavano l’ispirazione nelle vita degli altri. Si scambiavano frecciate e ed erano ossessionati dalle routine più efficaci per il loro lavoro. Ma anche i monaci più devoti sapevano che il raggiungimento della determinazione assoluta poteva durare solo un attimo. Dopo tutto, erano semplici esseri umani.