venerdì, Aprile 19, 2024

Inquinamento luminoso in aumento: forse i nostri nipoti non vedranno le stelle

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L’inquinamento luminoso sta aumentando, e sta succedendo molto più velocemente di quanto pensassimo. A svelarlo un nuovo studio, appena pubblicato sulla rivista Science e condotto da un’équipe di ricercatori del German Research Centre for Geoscience di Potsdam coordinati da Christopher Kyba. Gli scienziati hanno messo insieme i dati provenienti da osservazioni del cielo notturno condotte principalmente da appassionati di astronomia e da citizen scientist, che per oltre dieci anni hanno contato le stelle visibili e hanno inviato i numeri al portale Globe at Night. “Analizzando decine di migliaia di osservazioni – si legge nella Perspective che accompagna l’articolo – gli autori del lavoro hanno scoperto che le stelle meno luminose sono ormai nascoste a causa dell’aumento del 10% dell’inquinamento luminoso dovuto all’illuminazione artificiale”. Il fatto che per rilevare questo fenomeno sia stato necessario affidarsi a un metodo apparentemente così rudimentale come la conta delle stelle è parte del problema: “Con i satelliti che abbiamo oggi a disposizione è difficile quantificare l’aumento dell’inquinamento luminoso – continuano gli esperti – perché i loro rivelatori non sono sensibili alla luce blu dei led che ormai stanno sostituendo tutte le altre fonti di illuminazione: sarebbe quindi opportuno avere satelliti più avanzati e sensibili alla luce visibile in diverse frequenze. Solo in questo modo si potrà comprendere meglio il problema e provare a mitigarlo, soprattutto per i suoi effetti negativi sia in termini culturali [non riuscire a vedere le stelle, per l’appunto, nda] che ecologici e di salute”.

I precedenti

La questione dell’inquinamento luminoso non è una novità. Già mezzo secolo fa, nel 1973, uno studio (sempre pubblicato su Science) aveva puntato il dito sui “grandi cambiamenti qualitativi e quantitativi nella tecnologia di illuminazione degli ultimi anni”, che stavano causando “un aumento della luminosità notturna del circa il 20% ogni anno, con conseguenze su alcuni programmi astronomici”. In tempi più recenti, nel giugno 2016, un gruppo di scienziati (tra cui lo stesso Kyba e l’italiano Fabio Falchi, dell’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso, che è co-autore della Perspective citata in precedenza) aveva pubblicato sulle pagine di Science Advances un dettagliatissimo (e impietoso) atlante mondiale dell’inquinamento luminoso, che mostrava come il fenomeno fosse cresciuto negli ultimi anni fino ad arrivare a interessare ben l’80% della popolazione mondiale. Un altro lavoro, pubblicato l’anno successivo e basato su osservazioni satellitari – affette quindi dal problema della “cecità” alla luce led – aveva svelato che la luce artificiale aumentasse ogni anno del 2% in intensità ed estensione. Effettivamente, come ha mostrato un rapporto pubblicato dall’Agenzia spaziale europea lo scorso anno, sono proprio le luci led a rappresentare un problema, per quanto paradossale: “I led hanno rappresentato certamente un’innovazione rivoluzionaria, perché hanno consentito di ridurre il consumo di energia [dovuto all’illuminazione] e di migliorare la visione notturna; tuttavia, nel complesso, l’inquinamento luminoso è aumentato. Paradossalmente, più economica ed efficiente è l’illuminazione, più diventiamo ‘dipendenti’ dalla luce”.

Conseguenze e rimedi

Il problema dell’inquinamento luminoso, chiaramente, non ci priva “solo” del piacere di vedere le stelle, né si limita a disturbare i programmi astronomici di osservazione del cielo. Le conseguenze, come anticipato, sono più serie e profonde: sappiamo, per esempio, che l’inquinamento luminoso ha effetti sul comportamento di alcuni animali notturni, e sembra essere collegato alla diminuzione (almeno locale) del numero degli insetti; inoltre, è responsabile di disturbi del sonno e altre disfunzioni sia negli esseri umani che negli altri animali, che stanno progressivamente riducendo l’uso della visione notturna.

“Il problema dell’inquinamento luminoso può essere mitigato in molti modi – ha spiegato Kyba – per esempio migliorando la progettazione della direzione, dell’intensità e del tipo di illuminazione e prevedendo la possibilità di diminuire l’uso delle luci quando e dove queste non sono necessarie. È vero che non arriveremo mai a uno scenario in cui i cieli cittadini non siano illuminati di notte. Ma è ragionevole pensare che, con opportuni miglioramenti nell’illuminazione, anche chi vive in città con centinaia di migliaia di abitanti possa riuscire a vedere la Via Lattea semplicemente alzando gli occhi al cielo”.

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